Scoperte società fittizie e prestanome usati per attività illecite tra Napoli, Ravenna e Frosinone
Le autorità giudiziarie di Napoli hanno deciso di sequestrare un ingente patrimonio, stimato intorno ai 42 milioni di euro, a un imprenditore di 63 anni, originario della Campania e già condannato in via definitiva per concorso esterno in associazione camorristica e trasferimento fraudolento di valori, aggravato dal metodo mafioso. L’uomo, infatti, era già stato ritenuto colpevole di aver effettuato trasferimenti patrimoniali fittizi, intestando beni ad altre persone per nasconderne la reale provenienza. A portare alla luce questa rete illecita sono state le indagini condotte dalle Fiamme Gialle, in particolare dai Nuclei di Polizia Economico-Finanziaria di Napoli e Bologna. Durante le indagini è emerso che l’imprenditore, che oggi si trova nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, aveva messo in piedi un sistema di società fittizie: società che risultavano intestate a prestanome, ma che, nei fatti, agivano per conto suo. Attraverso queste società, l’imprenditore campano avrebbe condotto operazioni immobiliari a scopo speculativo, finalizzate a reinvestire e ripulire capitali provenienti da attività illecite, legate al clan Puca. Si tratta di un clan di camorra attivo principalmente nell’area nord di Napoli, e in particolare nei Comuni di Sant’Antimo, Casandrino e Grumo Nevano, anche se l’influenza del clan si è estesa in altre regioni come l’Emilia-Romagna, dove ha cercato nuove opportunità di investimento e di affari. Tornando all’imprenditore campano, dalle indagini è emerso che né lui, né tantomeno i membri della sua famiglia hanno dichiarato i redditi effettivi in loro possesso. Una circostanza che ha insospettito gli inquirenti, che hanno rilevato una forte discrepanza tra le sue capacità finanziarie note al fisco e lo stile di vita particolarmente elevato. Sulla base di questi elementi, il Tribunale ha ordinato il sequestro di un grande numero di beni. Tra questi ci sono le quote di ben sei società, oltre a 126 immobili e terreni situati in tre province diverse - Ravenna, Caserta e Frosinone -, ma anche sei autovetture di valore e diversi rapporti bancari intestati direttamente o indirettamente all’imprenditore.
Fonte: La Repubblica
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