La risposta del Capo dello Stato dopo le parole di Delmastro
A tutto c'è un limite. Dopo l'ennesima sparata di governo contro la magistratura, con l‘attacco del sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro Delle Vedove, che in un retroscena uscito martedì sulla Stampa aveva accusato i giudici di “parlare come i mafiosi” e prometteva di intervenire contro le “solite” toghe rosse, è intervenuto il Capo dello Stato Sergio Mattarella. Lo ha fatto dal Quirinale, come riportato in più quotidiani compreso il Corriere della Sera con Marzio Breda, nell'incontro con i giovani magistrati appena nominati.
“I giudici - ha affermato, pur senza citare Delmastro - hanno il dovere di apparire ed essere irreprensibili ed imparziali. Rigore morale e professionalità elevata sono la risposta più efficace ad attacchi strumentali intentati per cercare di indebolire il ruolo e la funzione della giurisdizione e di rendere inopportunamente alta la tensione fra le istituzioni”.
Il presidente della Repubblica si è rivolto alle toghe, ma le sue parole erano rivolte anche alla politica. L'esercizio della giustizia, ha detto ancora Mattarella, è “affidato dalla Costituzione alla magistratura. La nostra Costituzione, lungimirante, persegue l’obiettivo di mantenere l’equilibrio tra i vari organi dello stato: nessun potere è immune da vincoli e controlli”. Proprio nessuno, aggiunge il presidente ricordando che “la stessa sovranità popolare viene esercitata, come ben sappiamo, nelle forme e nei limiti stabiliti dalla Costituzione, come recita il suo articolo 1″.
Il richiamo del Capo dello Stato, va sottolineato, avviene in un periodo dove il dibattito tra politica e magistratura è acceso. Tra i banchi del Senato l’11 giugno è in attivo la legge sulla separazione delle carriere. Una tappa di quella riforma della giustizia fortemente voluta dal ministro Carlo Nordio e da tutta la maggioranza.
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