Per il Tribunale del Riesame di Salerno le motivazioni alla base della carcerazione sarebbero incomplete e carenti
Torna in libertà, dopo oltre sette mesi di custodia cautelare, il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo. A stabilirlo è il Tribunale del Riesame di Salerno, che ha annullato la misura di carcerazione nei suoi confronti, in qualità di indagato per concorso nell’omicidio di Angelo Vassallo, il “sindaco pescatore” di Pollica, in provincia di Salerno, assassinato nel settembre 2010 in un agguato a colpi di pistola mentre rientrava a casa ad Acciaroli. Dopo non poche difficoltà, le indagini hanno ipotizzato una matrice camorristica legata all’impegno del sindaco contro lo spaccio di droga nel territorio. La decisione del Tribunale di revocare la custodia cautelare a Cagnazzo è arrivata in seguito a una nuova valutazione del caso, effettuata in sede di rinvio dalla Corte di Cassazione, che aveva accolto il ricorso presentato dai suoi legali, gli avvocati Ilaria Criscuolo e Giuliano Dominici. A beneficiare della decisione dei giudici, oltre a Cagnazzo, sono stati anche altri due indagati: l’ex sottufficiale dei carabinieri Lazzaro Cioffi e l’imprenditore cilentano Giuseppe Cipriano, entrambi accusati, a vario titolo, di essere coinvolti nella vicenda.
A far pendere l’ago della bilancia verso l’annullamento sono state soprattutto alcune osservazioni della Corte di Cassazione, che ha duramente criticato l’impianto probatorio sinora costruito. In particolare, la Suprema Corte ha dichiarato inutilizzabili le dichiarazioni di Eugenio D’Atri, collaboratore di giustizia la cui testimonianza aveva riaperto il caso, in quanto rese prima della formale riapertura dell’indagine. Inoltre, hanno pesato anche i racconti di un altro ex collaboratore, Romolo Ridosso, ritenuti troppo spesso contraddittori. A ciò si aggiunge un ulteriore rilievo della Cassazione: l’assenza di prove concrete che dimostrino un accordo preventivo tra Cagnazzo e altri soggetti, finalizzato a inquinare le indagini sull’omicidio. In sostanza, secondo i giudici, mancano elementi chiari che dimostrino come l’ufficiale dei carabinieri avrebbe potuto rafforzare un presunto piano criminale, assicurandone la copertura attraverso un successivo depistaggio. Ora, il principale indagato non è più in stato di arresto, ma l’indagine rimane aperta. Resta dunque da capire come la magistratura procederà nel riformulare, eventualmente, l’impianto accusatorio, e soprattutto se, e come, riuscirà a trovare un filo logico e probatorio capace di reggere l’accusa di concorso nell’omicidio.
Fonte: Adnkronos
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