La procura ha formulato la richiesta per Luigi Brugnaro e gli altri 34 indagati dell'inchiesta "Palude”
Chiesto il processo per il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro e per gli altri indagati (erano in tutto 34) nell'inchiesta per corruzione, denominata 'Palude', che ha coinvolto il Comune della città lagunare. Nella richiesta della procura al gip, i pm Roberto Terzo e Federica Baccaglini confermerebbero l'impianto accusatorio principale, con le ipotesi di corruzione nei confronti di Brugnaro, dei direttore generale e del vicecapo di gabinetto di Ca' Farsetti, Morris Cerron e Derek Donadini, e dell'ex assessore Renato Boraso. L’impianto accusatorio in capo a Brugnaro e ai suoi collaboratori coinvolge il tycoon di Singapore Ching Chiat Kwong, in merito alla vicenda della vendita, mai conclusa, di 41 ettari dell'area "dei Pili" ai margini della laguna. La zona, fortemente inquinata, era stata acquistata da Brugnaro prima di entrare in politica per 5 milioni di euro e intestata alla società "Porta di Venezia", poi confluita in un "blind trust" di diritto americano nel 2017. A quello stesso anno risale la proposta di vendita allo stesso Ching di Palazzo Papadopoli, valore stimato 14 milioni ma "ribassato" a 10,8, su cui sarebbe stata pagata una tangente da 73mila euro a Boraso, per proporre poi al magnate i Pili a un prezzo di un centinaio di milioni di euro per sviluppare un progetto edilizio, con la promessa di cambio di destinazione, tra cui anche un palazzetto dello sport per la Reyer Basket, anch'essa di Brugnaro. Altri capi d'imputazione riguardano operazioni urbanistiche in favore di imprenditori di Venezia, progetti edilizi e parcheggi a ridosso dell'aeroporto, contratti per manutenzione di uffici delle municipalizzate e software usato dal Comune. Nell'ambito della stessa inchiesta, il 16 maggio è stata già fissata l'udienza davanti al gup Carlotta Franceschetti, relativa al patteggiamento per 12 capi di corruzione riguardanti Boraso e tre imprenditori. Per questo stralcio, l'ex assessore deve restituire 400mila euro, con un accordo sulla pena per 3 anni e 10 mesi di reclusione. Gli imprenditori sono Daniele Brichese, per 3 anni e 10 mesi con 7mila euro di confisca, Francesco Gislon, 2 anni e sei mesi e una confisca da 45mila euro e Fabrizio Ormenese, 2 anni e 9 mesi.
Foto © Imagoeconomica
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