Secondo la procura, le testimonianze rese durante il primo grado di giudizio miravano a depistare le indagini
Si aprirà il prossimo 22 luglio il processo collegato alla strage avvenuta nella stazione di Bologna il 2 agosto 1980, uno degli attentati terroristici di matrice neofascista più tragici del dopoguerra, che causò la morte di 85 persone e il ferimento di altre 200. Al centro del procedimento due donne: Giovanna “Jeanne” Cogolli ed Elena Venditti, entrambe accusate di aver reso falsa testimonianza durante il processo di primo grado contro l’ex Nar Gilberto Cavallini, condannato all’ergastolo per il suo coinvolgimento nell’attentato. Secondo l’accusa, infatti, le due testimoni avrebbero fornito versioni dei fatti non veritiere, contribuendo a ostacolare ulteriormente l'accertamento della verità giudiziaria su un episodio già di per sé complesso, che negli anni è stato oggetto di numerose ombre e depistaggi. Cogolli è accusata di aver mentito negando di essere stata avvertita da Massimiliano Fachini - esponente del gruppo eversivo Ordine Nuovo - di lasciare Bologna poco prima dell’esplosione della bomba. Una circostanza che, se confermata, implicherebbe la conoscenza preventiva dell’attentato da parte di alcuni ambienti neofascisti e potrebbe fornire ulteriori elementi su complicità e reti di protezione attorno agli esecutori materiali della strage. Elena Venditti, invece, è stata chiamata in causa per un’altra dichiarazione ritenuta falsa dalla procura. All’epoca dei fatti era la compagna di Luigi Ciavardini, altro ex Nar già condannato in via definitiva per la strage di Bologna. Durante il processo Cavallini, Venditti avrebbe affermato che Ciavardini, il giorno stesso dell’attentato alla stazione di Bologna, avrebbe telefonato a lei e a un altro testimone, Marco Pizzari, per posticipare un appuntamento che avevano in Veneto. Secondo la ricostruzione accusatoria, però, questa chiamata sarebbe in realtà avvenuta il primo agosto, non il giorno dell'attentato, rendendo la sua testimonianza falsa e potenzialmente funzionale a costruire un alibi per Ciavardini. Il procedimento - ha fatto sapere “il Resto del Carlino” - è stato affidato al giudice Gilda Del Borrello. Il rinvio a giudizio delle due imputate era stato disposto lo scorso luglio dal gup Maria Cristina Sarli, la quale, nella stessa sede, aveva deciso di prosciogliere Valerio Fioravanti - altro ex Nar già condannato per la strage - dall’accusa di calunnia nei confronti del generale dei Carabinieri Giampaolo Ganzer, ex comandante del ROS.
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