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È arrivata la prima sentenza per quella che è stata ribattezzata la “guerra delle grucce”: il gup di Prato ha condannato a 7 anni e 6 mesi di reclusione cinque dei sei membri del commando che, nell’estate del 2024, aggredirono brutalmente un imprenditore cinese del settore, colpendolo con calci, pugni e coltellate. L’accusa è tentato omicidio. Il caso svela una rete sotterranea di regolamenti di conti interni alla comunità cinese, che da Prato si è allargata ben oltre i confini italiani, coinvolgendo altri Paesi europei. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, gli aggressori agivano su mandato di un gruppo monopolista del settore delle grucce, un vero e proprio cartello che mira a imporre con la forza prezzi e condizioni di mercato, usando la violenza per eliminare la concorrenza. La vittima, Chang Meng Zhang, era a sua volta un imprenditore attivo nello stesso comparto ed è finito nel mirino proprio per essersi opposto al monopolio. La spedizione punitiva era stata pianificata con cura in un night club di Prato, il “Number One”, e per metterla in atto erano stati fatti arrivare dalla Cina dei picchiatori professionisti. Il sesto componente del gruppo, un ex militare dell’esercito cinese, è stato rintracciato e arrestato di recente a Padova. L’indagine è stata coordinata dalla Procura di Prato, diretta da Luca Tescaroli, che ha istituito – unico caso in Italia – una sezione investigativa dedicata esclusivamente alla criminalità cinese. I fatti risalgono al 6 luglio 2024. Ma l’episodio non è isolato: si inserisce in un conflitto più ampio, antico e stratificato, che oppone due clan legati alla mafia cinese, uno emergente e uno in declino. Lo stesso Chang Meng Zhang era già stato coinvolto in episodi violenti: nel 2006 era stato condannato per l’omicidio di un altro imprenditore delle grucce, avvenuto in provincia di Napoli. Un settore apparentemente marginale, quello delle grucce, si rivela così l’epicentro di una guerra sotterranea, spietata e globale.

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