Su Repubblica l'appello del procuratore sulla "guerra delle grucce": "Invito a denunciare e collaborare"
Sale il livello di violenza causato dalla "guerra delle grucce". Superano la dozzina gli episodi criminosi tra pestaggi, tentati omicidi e raid incendiari che nell'ultimo periodo hanno interessato la città di Prato e le zone limitrofi.
In Toscana è in corso una vera e propria guerra tra mafie ribattezzata, appunto, la "guerra delle grucce". L'epicentro del conflitto è il triangolo Firenze-Prato-Osmannoro, cuore delle attività cinesi nel pronto moda in Italia e centrale operativa della criminalità organizzata. Un conflitto per spartirsi una torta da 100 milioni di euro l'anno.
"È importante che la collettività conosca i fatti e al tempo stesso sappia che lo Stato c’è. Stiamo operando per contrastare questa escalation criminale - dice il procuratore capo di Prato Luca Tescaroli ai microfoni di Repubblica -. È in corso uno scontro tra gruppi imprenditoriali antagonisti che mira al controllo della produzione delle grucce, del mercato dei trasporti e della logistica. Uno scontro che si è intensificato dal giugno del 2024, e che è caratterizzato da omicidi, estorsioni, incendi e danneggiamenti, e in generale da reati a base violenta. È in atto uno sforzo investigativo significativo".
Molti sono i lavoratori sfruttati in questo settore, ostaggi - spesso - di vessazioni e intimidazioni. Tescaroli ha invitato più volte gli esercenti e i lavoratori, oltre che la cittadinanza tutta, a denunciare. "Dal 6 febbraio scorso, 52 persone hanno scelto di collaborare - spiega -. Lavoratori pakistani, bengalesi e cinesi, ma anche imprenditori cinesi. L’appello è rivolto non solo ai lavoratori sfruttati ma a tutti coloro che sono vittime di soprusi e di intimidazioni, possono e devono rivolgersi alla magistratura e alle forze dell’ordine perché lo Stato è presente, può fornire il necessario sostegno. Penso ai lavoratori di Arte e stampa (azienda dove nei mesi scorsi si era verificato un tentato omicidio, ndr): per 11 operai che hanno collaborato abbiamo richiesto il permesso di soggiorno, che è in fase di rilascio, a tutti è stato garantito un alloggio. Anche alla vittima del tentato omicidio è stata trovata una sistemazione, oltre a consentirgli il mantenimento del permesso di soggiorno. Si sta cercando di riportare alla legalità quell’impresa, verificando la praticabilità dell’intervento di altre aziende cinesi che operano in modo legale".
"Come previsto dalla legge, a chi collabora lealmente viene assicurato il permesso di soggiorno per motivi di giustizia - aggiunge -. E viene richiesta l’applicazione delle misure ordinarie di protezione al Comitato per la sicurezza pubblica, presieduto dal prefetto. Le disponibilità limitate delle risorse comportano l’applicazione della sola sorveglianza radiocollegata, con frequenza differenziata in relazione all’entità del pericolo".
Secondo Tescaroli, per anni magistrato antimafia impegnato nelle indagini sulle stragi degli anni ’90 - compresa quella di Capaci - e sui cosiddetti “mandanti occulti”, "sarebbe importante mutuare la normativa per i testimoni e collaboratori di giustizia italiani, la criminalità organizzata nel nostro Paese si è evoluta rispetto a quando fu introdotta la normativa, nel 1991". "Stanno prendendo piede strutture criminali come quelle cinesi, albanesi e nigeriane, e questo richiede che si possa ricorrere allo strumento della protezione straordinaria e alle misure di assistenza anche per gli stranieri - conclude -. L’esperienza investigativa insegna che il fenomeno delle collaborazioni è fondamentale nell’azione di contrasto, i risultati più importanti sono stati ottenuti grazie a queste. Va registrato inoltre che ci sono segnali di rottura nel muro di omertà nella comunità cinese".
Fonte: firenze.repubblica.it
Foto © Piero Di Stefano
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