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E' stato fissato al prossimo 30 giugno il processo davanti alla sesta sezione penale della Cassazione per l'ex terrorista di Avanguardia Nazionale Paolo Bellini, accusato della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980. Lo scorso 8 luglio la Corte d'Assise d'appello di Bologna aveva confermato l'ergastolo per Bellini, ritenuto responsabile dell'attentato, che fece 85 morti e oltre 200 feriti, in concorso con gli ex Nar Giusva Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini, per quest'ultimo la condanna definitiva all'ergastolo è arrivata a gennaio. Oltre a Bellini affronteranno il processo in Cassazione anche l'ex capitano dei carabinieri Piergiorgio Segatel, condannato a sei anni per depistaggio, e Domenico Catracchia, amministratore di alcuni condomini di via Gradoli a Roma, condannato a quattro anni per false informazioni al pubblico ministero.

In udienza certamente gli avvocati potrebbero utilizzare la frase (incomprensibile) scritta dal Giudice per le indagini preliminari di Firenze, Angelo Antonio Pezzuti (recentemente nominato Presidente del Tribunale) nel decreto di archiviazione di inizio aprile che riguardava il filone di indagine sulla strage di via dei Georgofili.
Il magistrato aveva scritto che non vi sono riscontri che certificano i legami tra Bellini e la destra eversiva.
Un’espressione quantomeno mirabolante che è stata smentita praticamente dallo stesso Bellini. Anche se nega di aver avuto un ruolo attivo nelle stragi, infatti, l’ex primula nera è autore di tutta una serie di dichiarazioni relative alle sue esperienze tra estremisti di destra, uomini dei servizi, paramilitari sudamericani e portoghesi. “La partecipazione alla destra eversiva di Paolo Bellini è stata ammessa da quest’ultimo, avendo più volte confessato il suo inserimento nella formazione eversiva di Avanguardia nazionale a partire dagli anni ’70”, hanno scritto i giudici della corte d’Assise d’Appello di Bologna, motivando la condanna all’ergastolo per la strage del 2 agosto 1980.
Altra smentita è arrivata ieri dalla Cassazione stessa, più precisamente nelle motivazioni della sentenza della condanna di Gilberto Cavallini: per i magistrati "la tesi difensiva di una pretesa incompatibilità tra l'accertamento contenuto nel presente giudizio e i contenuti della decisione di secondo grado a carico di Bellini non soltanto è del tutto generica (oltre che tardiva), ma è smentita... dalla lettura del capo di imputazione del processo Bellini, in cui Cavallini figura come concorrente nel reato".
In parole più semplici: secondo i magistrati Cavallini e Bellini sono complici dello stesso reato. Quindi c’è, per logica, un collegamento tra Bellini e l’estrema destra.

Ma un semplice decreto di archiviazione è ben poco rispetto ad una sentenza passata in giudicato.
Senza contare le innumerevoli pagine della sentenza di secondo grado: secondo i giudici tra i terroristi neri che eseguirono materialmente la strage della stazione di Bologna "vi era senza ombra di dubbio alcuno" Paolo Bellini, la cui presenza in stazione al momento dell'attentato "era finalizzata o a trasportare, consegnare e collocare quantomeno parte dell'esplosivo" oppure a fornire un supporto materiale all'azione "nella piena consapevolezza" che nella sala di aspetto sarebbe stato collocato l'ordigno.
La corte sottolinea nelle oltre 420 pagine di motivazione di sentenza che “senza ombra di dubbio alcuno" l’ex “di Avanguardia Nazionale Paolo Bellini “sapeva perfettamente che il suo contributo (costituito o dal trasporto e dalla consegna - di tutto o di parte - dell'esplosivo - oppure di supporto logistico a coloro che l'esplosivo lo hanno portato e collocato) è stato non solo 'agevolativo' ma addirittura determinante ed essenziale nella realizzazione, a nulla rilevando la consapevolezza di questi ultimi dell'apporto contributivo ricevuto da parte di Bellini".

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