Il corpo del giovane ricercatore italiano è stato smembrato e nascosto in diversi sacchi dell’immondizia
Per il capo della polizia locale di Santa Marta, il colonnello Jaime Rios Puerto, la “firma” che accompagna il brutale omicidio di Alessandro Coatti sarebbe quella dei gruppi paramilitari che controllano diverse aree della Colombia, come il Clan del Golfo e le Autodefensas Conquistadores de la Sierra. Si tratta di organizzazioni potenti e ben radicate, che da anni dominano intere aree, spesso inaccessibili senza il loro consenso. Nella zona in cui è stato ritrovato Coatti, infatti, i delitti violenti sono all’ordine del giorno: solo nell’ultimo anno - ha raccontato il colonnello Puerto - sono stati rinvenuti tredici corpi fatti a pezzi, tutti appartenenti a cittadini colombiani, riconducibili a regolamenti di conti tra bande criminali. Eppure, la stessa sorte è toccata anche a Coatti, che nel contesto colombiano e delle sue dinamiche criminali rappresenta senz’altro un’anomalia. È la prima volta, infatti, che un cittadino straniero viene ucciso con queste modalità. Un’ulteriore anomalia è rappresentata dal profilo della vittima: un uomo di scienza, senza alcun precedente penale né legami con ambienti criminali.
Il giovane ricercatore è stato trovato smembrato, diviso in tre sacchi dell'immondizia e abbandonato in luoghi diversi della città. Al momento non sono ancora state chiarite le circostanze che accompagnano il movente del delitto. Quello che, invece, appare piuttosto evidente è che l’omicidio potrebbe essere stato pianificato nei dettagli, con un preciso messaggio simbolico. Quale sia questo messaggio, tuttavia, resta ancora oscuro. A ritenere che si tratti di un delitto premeditato sono le stesse autorità colombiane. Resta da comprendere da chi sia stato messo in atto e con quale obiettivo. Tra le ipotesi emerse nel corso delle indagini, una in particolare ha catturato l’attenzione degli investigatori: quella che ruota attorno a una donna misteriosa, con cui Alessandro avrebbe avuto dei contatti e alla quale avrebbe promesso di portarla con sé a Londra. Secondo alcune testimonianze, la donna avrebbe però avuto una relazione con un capo di una banda criminale, elemento che potrebbe aver provocato una reazione violenta. Altri testimoni, invece, parlano di incontri online con coppie omosessuali, ipotizzando scenari molto diversi ma ugualmente torbidi. Potrebbe trattarsi di un tentativo di depistare le indagini? Difficile dirlo al momento, ma tutte le piste restano aperte e, per ora, frammentarie.
Le autorità colombiane confidano di trovare qualche elemento utile nel computer portatile di Alessandro Coatti, rimasto nella sua stanza d’albergo. Il cellulare, invece, è scomparso: un dettaglio che fa pensare possa essere stato sottratto da chi lo ha attirato in trappola. I genitori di Alessandro, Gabriele Coatti e Sandra Lovati, avevano attivato un sistema di geolocalizzazione, esteso anche ai computer di due amici londinesi, con cui seguivano gli spostamenti del figlio, che da tre mesi viaggiava in Sudamerica con l’intenzione di stabilirsi lì. L’ultimo segnale GPS risale a sabato 5 aprile: Coatti si trovava a Santa Marta, ma in una zona diversa da quella dove sono poi stati rinvenuti i suoi resti. Un dettaglio importante, che lascia supporre che già in quel momento non avesse più con sé il telefono, oppure che qualcuno stesse cercando di cancellarne le tracce. Nel frattempo, in Italia, i genitori di Alessandro hanno consegnato il computer di casa ai carabinieri. Il materiale verrà inserito nel fascicolo d’indagine aperto dalla Procura di Roma, che ha intenzione di avanzare una richiesta di rogatoria internazionale per collaborare con le autorità colombiane. Non si esclude, infatti, che nei prossimi giorni un magistrato italiano possa recarsi a Santa Marta per seguire da vicino lo sviluppo delle indagini.
Fonte: Ansa
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