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Danno erariale risarcito solo al 30%. Briguori (Amcc): “Chi pagherà i danni allo Stato? I cittadini, con altre tasse?”

Le Commissioni Giustizia e Affari costituzionali della Camera hanno dato il via libera alla discussa riforma della Corte dei conti. La proposta di legge, fortemente voluta dalla maggioranza di centrodestra e firmata dal ministro per gli Affari europei, Tommaso Foti, interviene in maniera drastica sui poteri della magistratura contabile. Secondo la maggioranza di governo, l’obiettivo sarebbe quello di “modernizzare” la giustizia contabile. Ma per molti osservatori - inclusi i giudici contabili - questa riforma rischia seriamente di smantellare gli strumenti di controllo sulla spesa pubblica. Uno dei punti principali riguarda la riduzione del numero delle procure regionali della Corte dei conti. Si tratta di sedi che, finora, hanno svolto un ruolo rilevante nel monitorare a livello locale i vari illeciti legati alla gestione della cosa pubblica. Ora, con l’accentramento del potere in poche sedi, cresce il timore di un indebolimento della funzione di controllo. Inoltre, la riforma introduce una nuova figura: un “super-procuratore” che avrà il potere di accentrare su di sé le indagini condotte presso altre sedi periferiche. Anche questo aspetto è stato duramente criticato dai magistrati contabili: il rischio, secondo loro, è quello di generare non solo un caos organizzativo, ma anche una concentrazione eccessiva di potere in un’unica figura, con una conseguente perdita di efficacia complessiva nell’azione di controllo. Un altro punto controverso riguarda, invece, l’introduzione di un tetto massimo alle condanne per danno erariale. Le somme che i responsabili di sprechi o illeciti dovranno restituire allo Stato non potranno superare - ha spiegato Paola Briguori, presidente dell’Amcc - il 30% del danno accertato. In pratica, anche in caso di responsabilità conclamata, un amministratore infedele potrà essere chiamato a restituire solo una parte ridotta del danno provocato. La riforma interviene anche sul controllo preventivo degli atti amministrativi, che serve a verificarne la legittimità prima che producano effetti. Secondo il nuovo testo, se la Corte non si pronuncia entro un certo termine, l’atto si considera automaticamente approvato. Anche questa misura ha suscitato forti perplessità tra gli addetti ai lavori, che temono si possa trasformare un controllo sostanziale in un passaggio meramente formale. Il testo introduce, inoltre, modifiche significative anche in merito ai controlli sugli appalti relativi al Pnrr. In alcuni casi, questi controlli potranno essere eliminati se è già avvenuta una prima verifica preventiva. In sostanza, se un atto ha ottenuto un primo via libera dalla Corte, non sarà più soggetto a ulteriori controlli, anche qualora dovessero emergere altre irregolarità o criticità. Ad ogni modo, la maggioranza ha affidato il mandato ai relatori Sara Kelany (Fratelli d’Italia) e Pietro Pittalis (Forza Italia) per portare il testo in Aula lunedì 7 aprile, quando inizierà la discussione generale.


Le reazioni

Le reazioni sono state immediate e molto critiche. L’Associazione dei magistrati della Corte dei conti ha spiegato che si tratta di una riforma che mina le fondamenta stesse della giustizia contabile. In una nota molto dura - riportata dal Fatto Quotidiano - l’Amcc ha sottolineato come il nuovo impianto normativo, se approvato, non farebbe altro che causare “gravi conseguenze sui controlli per il corretto utilizzo dei soldi dei cittadini”. Sulla vicenda è intervenuta direttamente anche Paola Briguori, ospite della trasmissione “diMartedì” su La7, dove ha precisato: “Questa riforma segue una ratio che non è razionale. Un danno che da ‘100’ diventa ‘30’, genera una certa preoccupazione. Chi sarà chiamato a risarcire il danno creato? Nessuno. Probabilmente non si guarda al bilancio dello Stato, ma a quello di chi ha commesso il danno”. E aggiunge: “Sappiamo bene che, quando le casse dello Stato si svuotano, si riducono anche i fondi per i servizi pubblici, quelli più costosi: dall’istruzione alla sanità. Dunque, aumenterà la pressione fiscale?”. Insomma, dopo l’abolizione del reato di abuso d’ufficio - come ha osservato anche il conduttore di La7, Giovanni Floris - la sensazione è quella di procedere ulteriormente verso un allentamento del senso di responsabilità da parte di chi gestisce il denaro pubblico. Come se non bastasse, nel caso in cui un soggetto pubblico dovesse causare un danno erariale allo Stato, “il testo prevede anche uno scudo per buona fede che - come ha ribadito Briguori - viene presunta”.

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Foto © Imagoeconomica

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