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Il guardasigilli: “Contro di me attacchi da Santa Inquisizione”, poi assicura: “Avanti con la riforma della giustizia”

La Camera ha respinto la mozione di sfiducia presentata dall’opposizione contro il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, in seguito al caso Almasri. I voti contrari sono stati 215, quelli a favore 119. L’ennesimo scontro tra maggioranza e opposizione, consumatosi in Aula, è nato proprio dalle accuse rivolte a Nordio per la gestione ritenuta opaca e scorretta della richiesta di estradizione del generale libico Osama Almasri, accusato dalla Corte Penale Internazionale (CPI) di crimini contro l’umanità. Il centrodestra ha difeso compatto il Guardasigilli, mentre Azione ha scelto di non partecipare al voto, lasciando l’aula. Tuttavia, il verdetto parlamentare non ha placato le tensioni né chiarito i numerosi interrogativi ancora aperti. Secondo i promotori della mozione - Partito Democratico, Movimento 5 Stelle, Alleanza Verdi e Sinistra e Italia Viva - il ministro, ignorando la richiesta della CPI di eseguire un mandato d’arresto nei confronti di Almasri, avrebbe agito in aperto contrasto con l’articolo 10 della Costituzione, che impone il rispetto delle norme di diritto internazionale generalmente riconosciute.


Nordio si difende sul caso Almasri

La vicenda risale a gennaio, quando Almasri fu arrestato a Torino su mandato della CPI. Due giorni dopo, tuttavia, la Corte d’Appello di Roma ne dispose il rilascio, affermando che il ministro della Giustizia non aveva risposto nei tempi previsti alla richiesta di cooperazione. Poco dopo, il generale venne rimpatriato in Libia a bordo di un Falcon 900 dell’Aeronautica militare italiana, un volo di Stato che ha sollevato parecchie critiche e perplessità. Nel suo intervento in Aula, Nordio ha paragonato le modalità accusatorie nei suoi confronti a quelle dell’Inquisizione: “Contro di me siamo quasi ai livelli dell’Inquisizione. Mancano solo la simonìa e la bestemmia, poi siamo a posto”. Ma, al di là dell’ironia e dei toni teatrali, le spiegazioni del ministro non hanno convinto le opposizioni, che continuano ad accusarlo apertamente di mentire al Parlamento e all’opinione pubblica. Nordio ha sostenuto che, in casi come questo, il ministro della Giustizia non può limitarsi ad agire meccanicamente, ma deve valutare le implicazioni, anche confrontandosi con altri organi dello Stato. Ha poi tentato di attribuire parte della responsabilità alla Corte d’Appello. “L'attività del ministro della Giustizia - ha detto - non è quella di un passacarte, ma di un organismo che deve attivare un’istruttoria o una pre-istruttoria, rapportandosi ad altri organi di governo e non di governo. E può farlo quando gli atti provenienti dalla Corte Penale Internazionale sono poco convincenti, rivelano dubbi e inesattezze, come è avvenuto in questo caso, nella parte fondamentale relativa al tempus commissi delicti”. Infine, Nordio ha lasciato intendere che l’intera vicenda sia stata strumentalizzata per attaccarlo e ostacolare la riforma della giustizia, che ha definito “la madre di tutte le riforme”. Infine, ha concluso: “Vorrei essere chiaro: quali che siano gli attacchi, noi non vacilleremo e non esiteremo. La riforma andrà avanti. E più saranno violenti, impropri, sciatti gli attacchi contro di noi, più noi saremo forti e determinati. Più voi farete del vostro peggio, più noi faremo del nostro meglio”.

Fonte: Adnkronos

Foto © Imagoeconomica

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