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Da aprile l’applicativo che doveva velocizzare i processi diventerà obbligatorio, ma i magistrati temono il caos

Continuano i problemi legati al sistema per il processo penale telematico a causa di gravi malfunzionamenti. Il software progettato per la gestione digitale dei processi, che diventerà obbligatorio a partire dal prossimo 1° aprile per l’intero sistema giudiziario, ha causato enormi disagi a magistrati e cancellieri. Nella giornata di ieri, una comunicazione inviata da Roma ha informato i magistrati che un guasto ai server di Milano aveva reso il programma inutilizzabile nei distretti di Corte d’Appello di tutto il Nord Italia e delle Marche. Il problema non si è limitato alla sola “App”: anche altre piattaforme fondamentali per la giustizia, come il registro digitale delle notizie di reato “Regeweb” e l’archivio delle intercettazioni, sono andate in tilt. Il blackout si è esteso a livello nazionale, provocando malfunzionamenti nel portale delle notifiche e nella banca dati delle sentenze di merito. Insomma, un vero disastro. La frustrazione dei magistrati è palpabile. Nelle chat interne - ha rivelato “Il Fatto Quotidiano” - si sono moltiplicate le testimonianze di giudici e pm impossibilitati a svolgere il proprio lavoro. Umberto Monti, procuratore di Ascoli, ha spiegato di non essere riuscito nemmeno a firmare documenti su “App” fin dalle 9:30 del mattino, nonostante ripetuti tentativi. “Documento attualmente in pubblicazione, non è momentaneamente disponibile per la firma, attendere qualche minuto prima di riprovare”: questo il messaggio ricevuto ininterrottamente, anche dopo numerosi tentativi nel corso di minuti e ore. Un disservizio costante, che si manifesta persino quando il sistema sembra funzionare. “Anche quando funziona - ha sottolineato Monti - il software rallenta comunque e non di poco tutte le attività dell’ufficio”. In serata, l’Associazione Nazionale Magistrati è intervenuta duramente, puntando il dito contro il governo. In una nota pubblicata sui social, l’Anm ha definito l’inefficienza del sistema “un danno enorme per i tempi della giustizia e quindi per i cittadini” e ha accusato il Ministero di non aver stanziato le risorse necessarie per garantirne il corretto funzionamento. I problemi con l’applicativo informatico, che avrebbe dovuto velocizzare i processi ma che, di fatto, ha solo aggravato le criticità esistenti, sono emersi fin da subito. Già a gennaio, il Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) aveva rilevato che ben 87 tribunali italiani avevano rinunciato all’uso dell’applicativo per il processo penale telematico a causa di gravi malfunzionamenti. Questa situazione, unita ad altri disservizi, ha spinto il CSM a chiedere il ripristino del doppio binario cartaceo-telematico per evitare il blocco della giustizia. Sin dall’inizio, il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, è stato fortemente criticato per la gestione del processo telematico, con gli addetti ai lavori che hanno contestato apertamente  la decisione di imporre l’utilizzo dell’App senza un’adeguata fase di sperimentazione, scaricando sugli utenti il compito di individuare i bug. A fine gennaio, lo stesso Nordio aveva assicurato l’avvio di verifiche per individuare e risolvere i problemi del software. Tuttavia, a distanza di settimane, i risultati continuano a mancare. Anzi, con l’avvicinarsi del 1° aprile, data in cui il sistema diventerà obbligatorio, cresce la preoccupazione tra i magistrati, che temono un ulteriore aggravamento della situazione.

Foto © Imagoeconomica

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