È il caso di dirlo: non si tratta di un fallimento della magistratura o di inchieste svolte male. Anche perché ci sono arrivate 15 pene concordate in secondo grado tra Procura e difensori che hanno ottenuto il via libera dalla Corte d'Appello nel maxiprocesso Rinascita Scott contro la 'ndrangheta del Vibonese.
Ma stavolta è la politica (la peggio politica) che ha mandato in fumo una parte del lavoro della Dda di Catanzaro già guidata dal procuratore Nicola Gratteri, titolare della maxi indagine.
La procura ha rinunciato a fare ricorso per alcuni imputati proprio perché il governo ha abrogato il reato di abuso d'ufficio.
Escono quindi dal processo di secondo grado e le assoluzioni diventano definitive per l'ex sindaco di Pizzo (Vv), Gianluca Callipo (chiesti in primo grado 18 anni, difeso dagli avvocati Armando Veneto e Vincenzo Trungadi); la dirigente del settore Urbanistica del Comune di Pizzo, Maria Alfonsina Stuppia (chiesti in primo grado 2 anni, avvocato Vincenzo Ioppoli); Daniele Pulitano, di Pizzo (chiesti in primo grado 17 anni, avvocato Giovanni Vecchio); l'ex comandante della polizia municipale di Pizzo Enrico Caria (chiesti in primo grado 17 anni, avvocato Bruno Poggio); l'ex assessore di Pizzo, Pasquale Marino (chiesti in primo grado 3 anni).
Gli imputati erano stati tutti assolti in primo grado dal Tribunale di Vibo.
Per Gianluca Callipo, la procura ha rinunciato all'Appello pure per la contestazione di concorso esterno in associazione mafiosa. Il Tribunale di Vibo nell'assolvere Callipo aveva sottolineato in sentenza "l'emergere di una condotta tutt'altro che trasparente dell'imputato Gianluca Callipo che ha mostrato di acconsentire a contatti e rapporti con esponenti della consorteria criminale ed in primis con Salvatore Mazzotta, verosimilmente con l'intento di ottenerne il consenso in vista delle consultazioni elettorali. Insufficiente però la prova per individuare lo specifico e consapevole contributo che Callipo avrebbe fornito alla consorteria".
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