L'intervento dell'ex procuratore generale di Palermo alla comm. Affari Costituzionali
Istituire un processo dibattimentale per soli ricchi. Come? Se il pm verrà separato dall'ordine giudiziario in seguito alla separazione delle carriere diventerà un 'accusatore a tutti i costi', non ricercherà mai le prove per assolvere l'imputato. E quindi a chi spetterà l'onore di raccogliere le prove difensive? All'avvocato dell'imputato. Ma al costo di salatissime parcelle d'oro.
"Il processo accusatorio, se noi usciamo fuori dalle ideologie, è un processo per ricchi. Perché un pubblico ministero che è appiattito esclusivamente sulla polizia (cosa che succederà se passa la separazione delle carriere ndr) non cercherà mai le prove per assolverti. Per cui tu o sei ricco e ti puoi permettere un avvocato dalla parcella e una serie di investigatori o sei fregato".
Così ha detto l'ex procuratore generale di Palermo e oggi senatore Roberto Scarpinato durante una delle audizioni - quella del 6 marzo - in corso alla commissione affari costituzionali del senato che sta passando al vaglio la riforma costituzionale della separazione delle carriere.
Questo è il motivo per cui "l'80% dei processi negli Stati Uniti si conclude con un patteggiamento. Perché non si possono sostenere le spese legali. Certo ci sono dei limiti. Il Pubblico Ministero in Italia ha l'obbligo di cercare le prove per l'indagato. E si dice che spesso non lo fa".
Quindi, secondo l'ex magistrato, si potrebbe adottare la soluzione proposta dal professore Gaetano Silvestri, Presidente Emerito della Corte Costituzionale: "Stabilire nella Costituzione che il pubblico ministero ha l'obbligo di svolgere le indagini anche a favore dell'indagato e quindi portare ancora di più il nostro pubblico ministero verso la cultura della giurisdizione. Io non vedo perché noi dobbiamo declassarci e non ammettere che abbiamo un ordinamento della magistratura che è avanti rispetto all'americano, che è avanti rispetto a quello inglese, che è avanti rispetto a quello francese e dobbiamo invece imitare dei modelli di giurisdizione che nella realtà pratica sono processi per ricchi". L'esperienza americana quindi ha dimostrato "cosa significa un pubblico ministero appiattito esclusivamente sulle ragioni dell'accusa". "Se lo Stato non si occupa più, come attualmente, con l'attuale pubblico ministero, che non è un organo di accusa ma un organo di ricerca della verità, di cercare anche le prove a favore dell'imputato, sarà l'imputato che dovrà incaricare il proprio avvocato e i propri consulenti di cercare le prove, e questo se lo possono permettere solo i ricchi. Ecco perché in America la percentuale di concordati sulla pena è dell'80%, perché nessuno si può permettere di pagare, avvocati, investigatori privati che raccolgono le prove".
L'illogicità della separazione delle carriere
Secondo i fautori e sostenitori del progetto della separazione delle carriere i giudici sarebbero ammaliati dalle tesi del pubblico ministero; tanto da aver perso la loro autonomia e indipendenza.
Ma in base a questo ragionamento non basta più allora separare i giudici dai pm: "Bisogna fare la separazione di cinque carriere, perché i magistrati di primo grado poi vengono giudicati dai magistrati della Corte d'Appello, che possono confermare o riformare le sentenze. E se vengono riformate in grande numero, questo è un incidente sul percorso professionale. I magistrati della Corte d'Appello, a loro volta, vengono giudicati dai magistrati della Corte di Cassazione. I giudici che mettono l'ordinanza di costituzione cautelare possono vedere annullata l'ordinanza al Tribunale del riesame. Sono tutti magistrati della stessa corporazione e quindi se dobbiamo sviluppare questo ragionamento dobbiamo separare le carriere dei giudici di primo grado, del secondo grado, la Cassazione ecc", ha detto Scarpinato in sede di commissione. A parte questo la tesi secondo cui il pubblico ministero appiattirebbe il giudice alle sue tesi è già stata largamente smentita, anche da alcuni casi recenti: il processo Salvini e il processo Dalmastro.
Roberto Scarpinato © Davide de Bari
Gli effetti di un pm soggetto al Governo
L'ex magistrato Scarpinato ha portato alcuni esempi pratici di situazioni sviluppatesi in un Paese con gli uffici della procura che rispondono al Governo: "Ai tempi di Tangentopoli per motivi di lavoro vado in Francia, mi complimento con i magistrati francesi perché non hanno la classe politica corrotta che ritenevo avevamo noi. Mi hanno detto: 'Tu non hai capito niente. Qui c'è la stessa corruzione, solo che i pubblici ministeri qui dipendono dall'esecutivo e certe indagini non ce le possiamo neanche sognare'. Ci sono soltanto due procedimenti in corso, uno contro Sarkozy che sono fatti ai giudici istruttori e tutti e due i giudici istruttori sotto procedimento disciplinare. Un altro esempio: vado in un paese - che non cito per ragione di cortesia - per un'indagine sul riciclaggio della mafia. Non ci rispondevano. Ho un dialogo con il Procuratore generale che mi chiama e mi dice che ha un grosso problema: 'Non abbiamo i soldi per pagare gli stipendi degli impiegati statali e la direttiva del Governo è che non possiamo fare l'analisi del sangue ai capitali che vengono dall'estero'. In Inghilterra, che è la patria internazionale del riciclaggio, non mi risulta che ci sia un numero significativo di indagini sul riciclaggio sui capitali perché Londra vive di questo".
La giudice Vincenza Maccora: l'intenzione è indebolire il potere giudiziario
Il vero scopo di questa riforma, secondo Vincenza Maccora, presidente della sezione gip del tribunale di Milano, è quello di indebolire la magistratura "rispetto agli altri poteri". Il vero nodo per risollevare l'ordine giudiziario è andare ad agire sulle "criticità organizzative con cui i magistrati si confrontano ogni giorno": "Dalla mancanza di personale amministrativo, dalla mancanza dei magistrati, da un'informatizzazione delle procedure che presenta fortissime criticità".
Inoltre, ha sottolineato Maccora, occorre che i pubblici ministeri coltivino la "cultura del dubbio", che si allontanino quindi da una visione che vede prevalere la tesi accusatoria.
Vincenza Maccora © Imagoeconomica
Quindi la separazione delle carriere aggraverebbe il problema in quanto il Csm che si verrebbe a creare, cioè quello composto esclusivamente da pm, difenderà "il protagonismo accusatorio".
In quest'ottica la magistrata si dice favorevole "all'assoluta contaminazione tra le due funzioni, perché la mia esperienza, oltre che trentennale, mi porta a dire che i migliori pubblici ministeri sono quelli che nella vita hanno fatto anche il giudice. Perché lo dico? Perché c'è una valutazione del materiale probatorio con la cultura del giudice e con quella cultura del dubbio di cui parlavo prima e quindi non c'è un rischio che in alcuni casi, ultimamente ho visto, c'è la visione del processo come la vittoria delle proprie tesi".
I professori universitari: con separazione delle carriere pm autoreferenziale. Lo voleva Licio Gelli
Durante l’audizione è intervenuto anche il professore Emerito all'Università Federico II di Napoli e Presidente del Comitato per la Democrazia Costituzionale Massimo Villone.
"Questo disegno di legge ha un antenato, diciamo relativamente prossimo che è l'atto Camera 4252, la cosiddetta riforma epocale a firma Berlusconi del 2011 che poi fu abbandonato, ma ne ha uno ancora più risalente che è il piano di rinascita democratica di Licio Gelli".
Un progetto che, oltre alla separazione delle carriere prevedeva un Csm dipendente dal Ministero della Giustizia e quindi che rispondeva ai criteri dettati dal Governo.
Il professore Gaetano Silvestri, Presidente Emerito della Corte Costituzionale ha proposto una soluzione basata su legge ordinaria: "L'obbligatoria permanenza, dopo il tirocinio, dei giovani magistrati in un collegio giudicante per un certo congruo periodo, prima che gli stessi possano aspirare ad un posto in una procura. Un pubblico ministero che abbia vestito i panni del giudice e ne abbia condiviso la forma mentis, mi dà più affidamento di un soggetto che fin dall'inizio si avvia a trascorrere l'intera vita professionale nel ruolo di accusatore. Una norma legislativa in questo senso era stata emanata nel 2006. Colpita quasi subito da una serie di deroghe, è stata alla fine improvvidamente e definitivamente abrogata nel 2016. Il suo ripristino sarebbe, secondo me, quanto mai opportuno e sarebbe opportuno anche che a questa opera di unificazione della cultura dalla giurisdizione desse un contributo la scuola della magistratura che ho avuto l'onore di presiedere per alcuni anni".
In base ai fautori della riforma non comprendono che non è "questo lo strumento" adatto a conseguire un equo processo, ha spiegato la professoressa di diritto costituzionale e pubblico Giovanna De Minico (Università degli studi di Napoli Federico II).
"Noi siamo giuristi e quindi un minimo di riflessione la dobbiamo fare" ha detto. "Le leggi si interpretano anche in base alla Costituzione materiale. E questo Governo, da quando è nato, questo è il mio giudizio politico chiaramente, non ha nulla di obiettivo. Secondo me, da quando è nato, le libertà le ha messe sotto i piedi. Liberticida e non liberale".
Foto di copertina © Imagoeconomica
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