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Le valutazioni dei pm emerse dalla richiesta di arresti domiciliari per il titolare dell’agenzia di investigazione. Chiesto il carcere per altri 13 indagati

Sarebbe stato il presidente autosospesosi di Fondazione Fiera Milano Enrico Pazzali, titolare dell'agenzia di investigazione Equalize, ad ordinare i dossieraggi, consapevole anche degli accessi abusivi alle banche dati strategiche, come lo Sdi. Pazzali avrebbe anche sfruttato la sua ampia rete di relazioni per questi scopi. E’ questa la valutazione della Procura di Milano, come risulta dall'atto di appello al Riesame con cui il pm Francesco De Tommasi ha chiesto per Pazzali gli arresti domiciliari, che erano stati bocciati dal gip Fabrizio Filice nell'inchiesta sulle presunte cyber-spie. La Dda milanese, in particolare, già a fine ottobre scorso ha chiesto al Riesame tredici custodie cautelari in carcere per altrettanti indagati, tra cui l'ex superpoliziotto Carmine Gallo e l'hacker Nunzio Samuele Calamucci, finiti ai domiciliari su decisione del gip, e i domiciliari per altri tre, tra cui Pazzali, titolare della società al centro dell'inchiesta sui presunti dossieraggi illegali. Il gip, infatti, su 16 posizioni aveva disposto solo quattro misure di domiciliari e due interdittive, non applicando alcuna custodia cautelare per Pazzali. Oggi per Gallo, Calamucci, Pazzali e altri è stata fissata, dopo l'esecuzione delle misure cautelari il 25 ottobre, l'udienza al Riesame per il 19 marzo per discutere l'appello della Procura. E' Pazzali, ad esempio, come fanno presente i pm di Milano nell'impugnazione, ad ordinare a Gallo, come già era emerso dalle indagini, il dossieraggio dei componenti della lista di candidati che sosteneva Letizia Moratti, che correva per la presidenza della Regione Lombardia nel 2023. E lo avrebbe fatto, secondo la Dda, per reperire qualche informazione per mettere in cattiva luce l'immagine dell'ex ministra ed ex sindaca di Milano. Il De Tommasi contesta il fatto che il gip abbia attribuito a Pazzali un ruolo marginale rispetto agli altri affiliati della presunta associazione per delinquere, mentre sarebbe stato lui a commissionare direttamente, attraverso Gallo, i report.
La detenzione in cella è stata chiesta per il militare della Gdf Giuliano Schiano (per lui disposta dal gip un'interdittiva), Giulio Cornelli e Massimiliano Camponovo che farebbero parte del gruppo di società di investigazioni private e che sono ai domiciliari. E ancora l'imprenditore romano Lorenzo Sbraccia e l'ex carabiniere Vincenzo De Marzio. La Procura chiede, invece, i domiciliari per Pazzali e altri due, tra cui Gabriele Pegoraro, hacker esperto e "collaboratore esterno" del gruppo. Anche Pazzali è indagato per associazione per delinquere finalizzata agli accessi abusivi alle banche dati. Pazzali, per la Procura, sarebbe stato pienamente consapevole che si trattava di informazioni che il suo socio, Gallo, poteva acquisire soltanto illecitamente, dato che quest'ultimo non aveva e non poteva avere alcuna autorizzazione ad interrogare le banche dati del Ministero della Giustizia e del Ministero dell'Interno e, più in generale, non aveva alcun titolo per conoscere quei dati. Per la Procura, non applicare una misura cautelare a Pazzali è come applicarla soltanto, in un'indagine per narcotraffico, a chi fornisce la droga all'organizzazione e lasciare liberi gli altri, di continuare, sempre secondo la Dda milanese, ad accedere ad altri canali di approvvigionamento e proseguire nei loro traffici. Applicare la custodia cautelare solo ad una parte dell'associazione significa, sempre per il pm, semplicemente mettere nelle condizioni la restante parte dell'organizzazione di continuare nelle attività criminali.

Fonte: Ansa

Foto © Imagoeconomica

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