Durante la protesta i magistrati distribuiscono opuscoli informativi per spiegare ai cittadini i motivi della contestazione
Ha visto un’ampia partecipazione lo sciopero indetto dall’Associazione Nazionale Magistrati (Anm) per protestare contro la riforma della separazione delle carriere, promossa dal ministro della Giustizia Carlo Nordio. Una mossa, quella del guardasigilli, che ha acceso il dibattito sulla tutela dell’autonomia della magistratura e sul rischio di un’ingerenza da parte dell’esecutivo nell’attività giudiziaria. Tra i togati che già da tempo hanno espresso forti perplessità riguardo alla separazione delle carriere, spicca anche il capo della Procura di Napoli, Nicola Gratteri, che ha più volte definito la riforma inutile per risolvere i veri problemi della giustizia. Lo ha spiegato anche durante un’intervista rilasciata a margine dell’evento organizzato ieri pomeriggio dall’Anpi all’interno del centro polifunzionale di Ponticelli, a Napoli. “Invito chi è preposto a legiferare - ha ribadito Gratteri - a riflettere, a pensare che questa riforma non serve a nulla. Non è separando le carriere che si risolvono i problemi della giustizia”. Per Gratteri, il vero intervento necessario dovrebbe concentrarsi sulla riforma del codice penale, del codice di procedura penale e dell’ordinamento penitenziario, per rendere i processi più rapidi e garantire maggiore tutela sia alle vittime che agli imputati. Anche per il procuratore capo di Napoli, il pericolo più grande è che, con questa riforma, il pubblico ministero finisca sotto il controllo dell’esecutivo, compromettendo così l’indipendenza dell’azione penale. Nonostante l’adesione diffusa allo sciopero, alcuni magistrati hanno comunque scelto di non partecipare. Tra questi, la presidente del Tribunale di Napoli, Elisabetta Garzo, che - ha fatto sapere Repubblica - pur dichiarandosi contraria alla riforma, ha ritenuto lo sciopero uno strumento inadeguato. Tuttavia, la mobilitazione ha visto il coinvolgimento di molti altri magistrati, tra cui procuratori generali e giudici di diversi distretti italiani, che hanno affisso nelle loro stanze il frontespizio della Costituzione come simbolo della loro opposizione alla riforma. Durante la giornata di protesta, i magistrati hanno garantito i servizi essenziali, come previsto dal codice di autoregolamentazione dell’Anm, assicurando lo svolgimento dei processi urgenti, come quelli con imputati detenuti o a rischio prescrizione. A Napoli, come in altre città, la mobilitazione ha previsto una “staffetta” con la lettura integrale dei 139 articoli della Costituzione e la distribuzione di opuscoli informativi ai cittadini per spiegare il motivo dell’opposizione alla riforma. L’Anm ha ribadito che l’obiettivo della protesta è sensibilizzare l’opinione pubblica sui rischi di una riforma che, secondo i magistrati, potrebbe indebolire la giustizia e comprometterne l’imparzialità.
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