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La sentenza della Cassazione dello scorso dicembre, che ha dichiarato "irrevocabile" una parte della condanna a carico dell’ex magistrato Piercamillo Davigo per la vicenda dei verbali di Piero Amara, deve essere corretta "per evidente errore di fatto" e annullata proprio nella parte in cui ha reso definitiva la "responsabilità" dell'ex componente del Csm. Lo chiedono i legali dell'ex pm di Mani pulite, gli avvocati Franco Coppi e Davide Steccanella, in un ricorso "straordinario" depositato alla stessa Suprema Corte. La Cassazione aveva confermato la sentenza di condanna della Corte d'Appello di Brescia a un anno e tre mesi, con pena sospesa, solo per una delle imputazioni di cui risponde Davigo: l'aveva ritenuto responsabile di rivelazione di segreto d'ufficio per essersi fatto consegnare nell'aprile 2020 gli ormai noti verbali di Amara dal pm di Milano Paolo Storari, che lamentava l'inerzia dei vertici della Procura milanese nelle indagini su quelle dichiarazioni sulla fantomatica loggia Ungheria. Storari è stato successivamente assolto. Per l'altra parte di imputazioni, ossia l'aver diffuso quelle notizie segrete ad altre persone, tra cui componenti del Csm, la Cassazione ha annullato con rinvio a un nuovo processo di secondo grado. Per la difesa, tuttavia, la sentenza che ha reso definitiva la responsabilità di Davigo è "viziata" da un errore. La "scelta consapevole" dell'ex magistrato, scrive la difesa, "di non suggerire a Storari di seguire la procedura ordinaria" e rivolgersi al Procuratore generale di Milano non è stata "affatto dovuta" a una ragione, come scrive la Cassazione, "marcatamente arbitraria" e "gratuita", ma "al fatto ben diverso che il Procuratore generale avrebbe inviato", poi, come da procedura, "la segnalazione di Storari proprio al diretto interessato Ardita", all'epoca consigliere del Csm e tirato in ballo dalle parole di Amara sulla fantomatica loggia. Per Davigo, dunque, doveva valere, secondo la difesa, la "scriminante putativa dell'adempimento del dovere".

Foto © Imagoeconomica

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