Uscite le motivazioni della Suprema Corte che ha deciso per l'appello bis
La Corte di Cassazione ha confermato la condanna a un anno e tre mesi, con pena sospesa, nei confronti diPiercamillo Davigo per rivelazione del segreto d'ufficio in concorso con il pm Paolo Storari. La decisione, emessa lo scorso dicembre, si riferisce alla divulgazione dei verbali riservati delle dichiarazioni di Piero Amarasulla presunta Loggia Ungheria. Tuttavia, la Cassazione ha annullato con rinvio a un nuovo processo di secondo grado alla Corte d'Appello di Brescia la condanna per la successiva divulgazione degli stessi ad altri componenti del Csm, all'allora presidente della commissione nazionale antimafia, il senatore Nicola Morra, e a due sue collaboratrici amministrative.
Secondo le motivazioni della sentenza, l'ex consigliere del Csm era consapevole del corretto percorso istituzionale che avrebbe dovuto consigliare di seguire a Storari per "superare la situazione di stallo" presente in Procura a Milano per la presunta inerzia nella gestione delle dichiarazioni di Amara. Tuttavia, nonostante questa consapevolezza, Davigo ha indotto Storari a consegnargli i verbali nell'aprile 2020. Questo elemento, secondo la Cassazione, giustifica la correttezza della decisione della Corte d'Appello di Milano nel ritenere Davigo responsabile di rivelazione del segreto d'ufficio, mentre Storari è stato assolto definitivamente.
Gli ermellini evidenziano che Davigo avrebbe dovuto suggerire a Storari di interfacciarsi con il procuratore generale di Milano, invece di intraprendere un percorso alternativo che ha messo in pericolo la riservatezza delle informazioni. La Cassazione sottolinea inoltre che la normativa regolamentare del Csm sulla gestione di vicende analoghe, non particolarmente complessa, e la necessità di rispettare la segretazione legale dei documenti, erano elementi sufficienti a giustificare la decisione della Corte d'Appello di Milano, ma solo per una parte delle accuse.
Le motivazioni della sentenza chiariscono che, con il contributo di Davigo nella ricezione dei verbali secretati, è stato attivato un percorso alternativo che ha compromesso la riservatezza delle informazioni. Questo percorso, secondo la Cassazione, è stato scelto per motivi non giustificabili alla luce dell'importanza dei temi in gioco, ossia la sfiducia riposta nella persona preposta alla risoluzione della problematica.
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