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Finito in carcere la settimana scorsa, dopo che la Cassazione ha accolto la linea del Riesame e della Dda di Milano sulla maxi inchiesta "Hydra" su un'alleanza tra presunti affiliati delle tre mafie, Cosa nostra, Camorra e ‘Ndrangheta, in Lombardia, Gioacchino Amico, presunto vertice della "struttura unitaria" per conto della Camorra del clan dei Senese, è stato scarcerato ieri, su ordinanza del gip milanese, per una questione tecnico-procedurale. In sostanza, infatti, Amico era già stato in carcere in custodia cautelare per un anno, termine massimo, per gli stessi fatti, anche se qualificati in altro modo dal gip senza il riconoscimento dell'associazione mafiosa. Il gip Tommaso Perna nell'ottobre 2023 aveva rigettato 142 istanze di misura cautelare su 153, disponendo 11 arresti e bocciando l'accusa di associazione mafiosa come "consorzio" delle tre mafie, ribattezzato dai pm "sistema mafioso lombardo". Amico, come altri, dunque, era stato arrestato per altri reati in un caso con aggravante mafiosa ed era stato detenuto un anno, prima di uscire per scadenza dei termini perché la Procura non aveva esercitato l'azione penale, ossia non era stato chiesto il processo. Poi, è arrivato il Riesame che accogliendo il ricorso della pm Alessandra Cerreti, nell'inchiesta dei carabinieri del Nucleo investigativo, ha disposto il carcere per una quarantina di persone per associazione mafiosa. E poi la Cassazione che ha già respinto i primi ricorsi delle difese. Da qui gli arresti ancora in corso in questi giorni, mano a mano che le udienze vengono celebrate. Per Amico e altri due, Massimo Rosi e Sergio Sanseverino, anche loro già arrestati nel 2023, sono arrivate, però, le scarcerazioni, come chiesto anche dai pm per perdita di "efficacia" della misura cautelare.

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