Il dato, per giunta parziale, viene dalla relazione del Csm che aveva chiesto informazioni ai palazzi di giustizia dopo le prime segnalazioni
Sono addirittura 87 i tribunali che hanno spento App - il sistema del processo penale telematico - perché non funzionanti. È il dato impressionante e per di più parziale che si ricava dalla relazione della Settima commissione del Csm. Tra i tribunali che hanno sospeso App spiccano quelli di Napoli (che ha la procura più grande in Italia) e Torino. Già il mese scorso il ministero della Giustizia era stato avvisato che non c’erano le condizioni per avviare il processo telematico dal 1º gennaio. Ora, con una seconda relazione, Palazzo Bachelet auspica che via Arenula faccia i conti con la realtà. App non va perché nulla è stato fatto prima dell’obbligo del processo telematico, motivo per il quale la stessa commissione ha chiesto al dicastero che decreti il doppio binario cartaceo-telematico fino a quando non saranno risolte le problematiche che causano la paralisi delle attività processuali.
Nel documento, a firma dei consiglieri togati Maria Vittoria Marchianò e Marco Bisogni, che sarà votato mercoledì dal plenum, si legge che il monitoraggio di App “consente di individuare effetti decisamente preoccupanti che erano peraltro stati ampiamente previsti” dal Csm. Viene ricordato che dal 1º gennaio tutte le parti processuali “sono obbligate a utilizzare lo strumento telematico per depositare, anche nelle udienze predibattimentali e dibattimentali, oltre che nell’udienza preliminare, ‘atti documenti, richieste e memorie’”. Una norma che “presuppone la generalizzata disponibilità, presso tutte le aule giudiziarie, di strumenti telematici a disposizione” delle parti.
Ma “allo stato attuale - scrivono Bisogni e Marchianò - tale disponibilità non sussiste ed è di fatto impossibile lo svolgimento dei giudizi secondo la modalità telematica in assenza di un’idonea infrastruttura tecnologica”. Persino la Direzione generale sistemi informativi automatizzati (DGSIA) del ministero ha dovuto riconoscere “l’attuale e concreta esistenza di problematiche riguardanti il malfunzionamento” di App e che “bisogna ricorrere al cartaceo” se non si vuole paralizzare l’attività giurisdizionale. Prima della DGSIA erano stati i capi dei tribunali, che hanno sospeso App, a dire le cose come stanno, prendendosi una lavata di testa, per iscritto, dalla capa di Gabinetto del ministro Nordio, Giusi Bartolozzi, magistrata fuori ruolo. La paralisi non riguarda solo i tribunali, il Csm mette in guardia il ministero anche per altri uffici: “Non meno preoccupanti si profilano fin da ora le prospettive del processo telematico per gli Uffici di Procura e del G.I.P”. Si evidenzia che “per tre riti speciali (applicazione della pena su richiesta delle parti, procedimento per decreto penale, sospensione del procedimento con messa alla prova), oltre che per l’udienza preliminare” tutte le parti processuali dal 1º gennaio sono obbligate al deposito telematico di atti “in un fascicolo processuale che non è composto da documenti telematici interamente gestibili in App”. E i guai non sono finiti: “Analoghe criticità riguardano i riti speciali rispetto ai quali il deposito telematico diverrà obbligatorio dal 1º aprile prossimo (giudizio abbreviato, direttissimo e immediato). Vista la gravità delle carenze dell’applicativo, appare peraltro improbabile che queste possano venire risolte nel breve spazio di meno di tre mesi, pur augurandoci il contrario”.
La relazione è tranciante e imbarazza il ministero guidato da Carlo Nordio. “Vengono in rilievo gravi, numerosi e significativi malfunzionamenti e difetti dell’applicativo App (…). L’obbligatorietà è stata, peraltro, prevista senza un’adeguata sperimentazione, ribaltando sugli uffici e sugli utenti la progressiva scoperta dei bug e dei malfunzionamenti sui quali il Dipartimento per la Transizione digitale sta intervenendo, ad applicativo già operativo nel tentativo di correggere ‘in corsa’ i numerosi difetti di progettazione e programmazione, confermando il grave vulnus determinato dall’omessa preventiva e adeguata sperimentazione”. Chissà se Nordio, di fronte a questa débâcle, si porrà delle domande sulle priorità per far funzionare la Giustizia.
Fonte: Il Fatto Quotidiano
Foto © Imagoeconomica
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