"Durante il periodo del lockdown per il Covid, al carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) c'era una situazione talmente complessa, con uno scollamento tra la direzione del carcere e il Comando della Penitenziaria, che reputai corretto che il provveditore regionale alle carceri Fullone avesse disposto la perquisizione straordinaria, sebbene il potere fosse normativamente in capo al direttore dell'istituto. E con il ministro non parlai di Santa Maria perchè la vicenda non mi sembrava in quel momento rilevante".
E' questa la prima dichiarazione dell'ex capo del Dipartimento dell'Amministrazione Penitenziaria Francesco Basentini, sentito ieri come teste nell'aula bunker del carcere Sammaritano dove si sta svolgendo il maxi-processo sulle violenze al carcere di Santa Maria Capua Vetere avvenute il 6 aprile 2020, in cui figurano 105 imputati, la maggior parte dei quali agenti della penitenziaria, ma anche funzionari del Dap e medici dell'Asl di Caserta.
Basentini si dimise dall'incarico il 29 aprile 2020, poche settimane dopo i pestaggi nel carcere casertano, in seguito alle polemiche provocate dalla scarcerazione di alcuni boss della criminalità organizzata per il decreto "Svuotacarceri" emesso proprio per l'emergenza Covid.
Ieri, Basentini, attualmente sostituto procuratore a Roma, rispondendo alle domande del pm Alessandro Milita, ha ricordato lo scambio di chat avuto con Fullone (imputato per depistaggio e oggi presente in aula) il 6 aprile 2020, quando l'allora provveditore campano informò via whatsApp Basentini della "perquisizione straordinaria", fatta perché "bisognava dare un segnale forte al personale della penitenziaria" dopo il barricamento fatto dai detenuti il giorno prima, inviando anche foto di materiale sequestrato. "Hai fatto benissimo" rispose Basentini ai messaggi.
L'ex capo del Dap ha anche confermato di "non aver avvisato il Ministro su Santa Maria perché la situazione non era rilevante"; "in quel momento - ha spiegato - c'erano problemi in tutte le carceri d'Italia, una situazione di grave emergenza con rivolte e proteste, e non si poteva comprendere allora la gravità di quanto accaduto a Santa Maria Capua Vetere. Peraltro non compresi subito che la perquisizione straordinaria era frutto di una decisione autonoma di Fullone; lo capii solo il 27 aprile, quando protocollai la relazione da lui inviatami e in cui si parlava anche di 150 agenti intervenuti e provenienti da altre carceri campane (facevano parte del Gruppo di supporto creato da Fullone a marzo 2020, ndr), ma conoscendo la complessa situazione del carcere di Santa Maria, dove la direttrice non c'era per motivi di salute e dovemmo con difficoltà nominare una reggente, per cui c'era uno scollamento tra i vertici del carcere e il Comandante della penitenziaria, reputai corretta la decisione di Fullone", nonostante, come ammesso da Basentini, allora non vi fosse "una norma che regolasse una situazione di emergenza come quella del Covid", e che la perquisizione straordinaria sia dal punto di vista normativo di competenza della direzione del carcere, con il provveditore che può farla solo attivando il potere di surroga per inerzia del direttore del carcere. L'ex capo del Dap ha confermato poi di aver ricevuto il 16 aprile 2020 l'esposto sui pestaggi dell'associazione Antigone, che poi inoltrò alla Procura di Santa Maria Capua Vetere.
"Perché non inoltrò anche la relazione di Fullone alla Procura?" ha chiesto il legale di parte civile Michele Passione (difensore garante nazionale detenuti); "perché non conteneva elementi di reato" ha replicato Basentini, che ha comunque confermato che Fullone in una telefonata gli disse che "qualche agente aveva esagerato durante la perquisizione straordinaria". Secca la domanda di Carlo De Stavola, avvocato di alcuni agenti imputati. "Perché non ha parlato con il Ministro dei fatti di Santa Maria, visto che la vicenda era già rilevante, avendo lei ricevuto la denuncia di Antigone il 16 aprile e avendone parlato in quei giorni anche 'Chi l'ha visto?'". "Allora non era rilevante" ha ribadito Basentini, che poi ha ricordato di non aver mai ricevuto note o segnalazioni circa una regia della criminalità organizzata dietro alle rivolte avvenute nelle carceri italiane nel primo periodo dell'emergenza Covid. "Non ho ricevuto segnalazioni in questo senso, ma so che di questo aspetto si sono poi occupate dopo la Direzione nazionale Antimafia e le varie Procure Distrettuali". All'inizio dell'udienza il pubblico ministero Alessandro Milita, attualmente procuratore aggiunto a Napoli, ha negato il suo consenso alle riprese da parte della troupe della Rai. Consenso concesso invece dall'ex capo del Dap Basentini.
Foto © Imagoeconomica
Violenze in carcere a Santa Maria Capua Vetere. Per l'ex capo Dap, ''perquisizione corretta''
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