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Ida Teresi: “Il governo ha in mente una giustizia che criminalizza il dissenso e protegge l’abuso di potere”

“Avviare immediatamente una mobilitazione culturale e una sensibilizzazione dell'opinione pubblica sui pericoli di questa riforma, che, sia a livello centrale che locale, si concretizzeranno in diverse iniziative”. È quanto riportato nella mozione approvata ieri durante l’assemblea straordinaria dell’Associazione Nazionale Magistrati (Anm), durata oltre cinque ore e alla quale hanno partecipato circa 700 toghe. La principale preoccupazione riguarda la separazione delle carriere tra magistrati giudicanti e requirenti, che, secondo l’Anm, rischia di compromettere l’indipendenza della magistratura, un pilastro fondamentale per garantire una giustizia equa e imparziale. I togati temono che la riforma possa determinare un pericoloso avvicinamento tra il sistema giudiziario e quello politico, compromettendo così la neutralità della giustizia. Anche per questo motivo, durante l’assemblea, l’Anm ha deciso di intraprendere una serie di iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica. Tra le azioni programmate figurano giornate di sciopero, l’organizzazione di una manifestazione nazionale e la creazione di un comitato operativo che coinvolgerà non solo magistrati, ma anche avvocati, accademici e rappresentanti della società civile. Un ulteriore gesto simbolico sarà la protesta prevista per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2025. L’Anm intende inoltre portare la questione all’attenzione delle istituzioni europee, denunciando i rischi che la riforma rappresenta per l’indipendenza e l’imparzialità della magistratura italiana. “Questa assemblea è la prova che l’associazionismo è vitale e sano. Il governo - ha sottolineato il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia - faccia il suo dovere nella giustizia con risorse, attenzione agli uffici, non con parole. Noi la nostra parte la facciamo. Non abbiamo bisogno di paternalismo”, ha ribadito Santalucia, riferendosi alla premier Meloni, che recentemente ha lasciato intendere che la riforma della giustizia mirerebbe a liberare i magistrati da influenze esterne. Un altro aspetto emerso da questa vicenda è la compattezza dimostrata da molti magistrati, nonostante le consuete differenze ideologiche. Le dichiarazioni riportate da Repubblica ne sono una chiara testimonianza. Alessandra Maddalena (Unicost) ha spiegato: “Ci accusano di essere nemici della nazione perché non collaboriamo all’esecuzione delle scelte del governo: parole che dovrebbero far paura. Ci accusano di fare politica, ma di fatto ci chiedono di fare politica”. Giovanni Zaccaro, segretario di Area, ha aggiunto: “Dobbiamo saper parlare ai cittadini, spiegare che la giustizia arranca perché il ministero non riesce a far funzionare il processo digitale. Nei nostri comitati dobbiamo coinvolgere avvocati, professori, associazioni laiche e cattoliche”. Anche Ida Teresi, magistrata anticamorra, ha dichiarato: “Il governo ha in mente una giustizia che criminalizza il dissenso e protegge l’abuso di potere: vedi la cancellazione dell’abuso d’ufficio, vedi lo stop alle intercettazioni. Dicono di credere nella lotta alle mafie. Ma se assoggettano il pm al potere politico, che fine fanno le inchieste sulle grandi imprese mafiose?”.

Foto © Imagoeconomica

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