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L'indagine trentina, che ha riguardato l’area ex Cattoi di Riva del Garda e che ha portato all’esecuzione di nove misure cautelari (domiciliari), ha destato ben poco scalpore. Tuttavia, gli elementi raccolti dagli investigatori, pur trattandosi fino a sentenza definitiva di ipotesi investigative, avrebbero potuto meritare un ulteriore approfondimento, poiché non si tratterebbe di una consorteria criminale di stampo “semplice”. Secondo quanto emerso, le indagini avrebbero evidenziato l’esistenza di un’organizzazione stabile e permanente, presumibilmente dedita a reati contro la pubblica amministrazione e ad altri illeciti correlati, come estorsioni, reati tributari ed edilizi. I membri apicali, provenienti dal mondo delle professioni e dell’amministrazione, si sarebbero mostrati, secondo i magistrati, totalmente "a disposizione" degli interessi del gruppo imprenditoriale.
Tra le modalità operative, sarebbero emersi meccanismi di intimidazione e coercizione, quali l’apertura di contenziosi milionari o l’uso strumentale dei media contro i dissidenti. Le operazioni illecite avrebbero incluso acquisizioni e interventi urbanistici in violazione delle normative, con presentazione di pratiche anomale e falsificazione di certificazioni, spesso ottenute superando o ammonendo funzionari onesti.
La consorteria si distinguerebbe per una pianificazione dettagliata delle attività e per il coinvolgimento di soggetti specializzati. Le condotte illecite non sembrerebbero occasionali, bensì parte di un sistema integrato di "dare/avere", in cui tutti gli aderenti avrebbero agito con piena consapevolezza del carattere illecito delle azioni. L’organizzazione avrebbe dimostrato un’efficace capacità di controllo e coordinamento, intervenendo rapidamente su eventuali resistenze interne.
Il Gip del Tribunale di Trento Enrico Borrelli, accogliendo le richieste dei pm Sandro Raimondi, Davide Ognibene, Alessandro Clemente, ha disposto gli arresti domiciliari nei confronti di Renè Benko, fondatore della Signa Austria (agli onori delle cronache l’anno scorso per un mega crac), al commercialista bolzanino Heinz Peter Hager, l'imprenditore roveretano Paolo Signoretti, l'ex sindaco di Dro e senatore Vittorio Fravezzi (eletto con Unione per il Trentino e il cui nome compariva anche negli atti dell'indagine Perfido in particolare in sezioni dove compariva anche il nome di Giulio Carini), la sindaca di Riva del Garda, Cristina Santi (esponente della Lega), gli architetti Fabio Rossa e Andrea Saccani, il giornalista Lorenzo Barzon e la dirigente del Comune di Bolzano nell'ufficio gestione del territorio Daniela Eisenstecken.

I magistrati stanno indagando per accertare la partecipazione dei soggetti "ad un'associazione per delinquere che ha avuto quale scopo la commissione di molteplici delitti principalmente contro la Pubblica Amministrazione" al fine di "ottenere il rilascio di concessioni, di autorizzazioni, di appalti e servizi pubblici o al fine di acquisire il controllo di attività economiche comunque denominate, per conseguire profitti o vantaggi ingiusti per sè o per altri, nelle province autonome di Trento e Bolzano, con particolare riferimento alle città di Bolzano".
Tra i reati ipotizzati vi sono corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio; abuso d'ufficio; omessa denuncia di reato; rivelazione e utilizzazione di segreti di ufficio; falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico; turbata libertà degli incanti; traffico di influenze illecite; induzione indebita a dare o promettere utilità; emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti.
In particolare, si legge nel documento, Benko Renè viene indicato dai magistrati quale presunto “capo del sodalizio”: “Grazie al suo potere economico - si legge - è uno dei promotori dell'associazione per delinquere, rappresentato in Italia e strettamente coordinato e collegato con Hager Heinz Peter, indicando a quest'ultimo come ottenere le autorizzazioni sulle speculazioni da realizzare, impartendo ordini sull'esecuzione dello stato dei lavori conseguenti alle autorizzazioni medesime, aggiornato da Hager sull'evolvere dei rapporti con il mondo istituzionale (compito, questo, delegato in maniera pressoché esclusiva da Benko ad Hager)".
Signoretti Paolo, invece, per i pm, dovrebbe essere uno degli ipotetici “promotori del sodalizio” dotati di “piena autonomia nell'opera di infiltrazione del tessuto economico-sociale trentino e altoatesino, definendo il metodo da adottare, organizzando gli aspetti di natura economico-finanziaria legati alle speculazioni edilizie attuate sul territorio nazionale, assumendo le decisioni più rilevanti e impartendo disposizioni agli altri sodali, risultando punto di riferimento per tutti gli associati, a cui forniva supporto nella consumazione di reati-fine, con il ruolo di curare, per conto dell'organizzazione, i rapporti con i vertici del mondo istituzionale e finanziario della regione”.

Uomo di fiducia di Hager Heinz Peter, scrive il GIP, potrebbe essere Barzon Lorenzo, “il quale eseguiva - scrive il Gip - pedissequamente gli ordini e al quale forniva consigli sulle manovre da adottare per perseguire i loro illeciti propositi; inserito nel contesto istituzionale altoatesino, divenendo consigliere personale del sindaco di Bolzano, ha messo stabilmente a disposizione del sodalizio il proprio contributo, riuscendo a raccogliere una gran mole di informazioni interne alla pubblica amministrazione, condizionandone, in alcune circostanze, le scelte così da favorire gli interessi dell'associazione a delinquere”.
Saccani Andrea e Rossa Fabio, rispettivamente architetti dello studio "Area 17", sarebbero stati, sempre secondo il documento del tribunale, “partecipi dell'associazione, sempre riconoscendo e rispettando le gerarchie e le regole interne, eseguendo le direttive di Hager e fornendo supporto agli altri affiliati. Avrebbero avuto un ruolo principale nella gestione di autorizzazioni e concessioni nell'ambito del Comune e della Provincia di Bolzano (tenendo sempre attivi i contatti con i funzionari pubblici e sfruttandoli al fine di evitare ritardi al cronoprogramma dei progetti seguiti per conto dell'associazione per delinquere), fungendo da "cerniera" fra l'imprenditoria e la pubblica amministrazione altoatesina, costituendo per il sodalizio un punto di riferimento essenziale per la sopravvivenza della stessa”. Per i vertici del sodalizio, scrive ancora il GIP, “il ruolo di Saccani e Rossa è netto: si tratta di soggetti esclusi dal gruppo posto al vertice (Benko, Hager e Signoretti), utilizzati sia per le specifiche competenze tecniche che per la rete di contatti e relazioni all'interno dell'amministrazione; si tratta, al contempo, di soggetti pienamente consapevoli dei disegni illeciti del sodalizio, a cui essi forniscono gli strumenti per procedere nelle iniziative ambiziose in corso. Nel monitoraggio si prefigura anche un futuro ridimensionamento dell'arch. Saccani, intravedendo il pericolo che assuma troppa importanza a causa della sua indispensabilità.”
Eisenstecken Daniela sarebbe stata partecipe “dell'associazione per delinquere, quale direttrice dell'ufficio ‘Gestione del territorio’ del comune di Bolzano. Grazie al suo incarico dirigenziale, riusciva a rilasciare autorizzazioni senza rispettare le formali procedure deliberatorie, ricoprendo un ruolo fondamentale per il sodalizio e attenendosi sempre, scrupolosamente, agli ordini impartiti dai capi, per il tramite, in particolare, dell'architetto Saccani Andrea.”
L’ex senatore e già sindaco del comune di Dro, Fravezzi Vittorio, secondo i magistrati, potrebbe essere stato “partecipe dell'associazione per delinquere”. L’uomo, “rispettando le gerarchie e le regole interne, eseguendo le direttive impartite da Signoretti, che quest'ultimo condivideva con l'altro affiliato Hager, avrebbe avuto un ruolo principale nella gestione delle procedure di approvazione degli accordi urbanistici per la riqualificazione dell'ex area Cattoi a Riva del Garda e dell'ex hotel Arco nell'omonimo comune, sollecitando i rispettivi assessori all'urbanistica a rispettare le tempistiche e le richieste del gruppo affaristico, anche mediante l'utilizzo di minacce e intimidazioni. Avrebbe, altresì, supportato gli altri affiliati nella consumazione di molteplici reati fine, costituendo per il sodalizio un punto di riferimento per la penetrazione nel tessuto politico-istituzionale dell'Alto Garda.”
E in ultimo, Santi Cristina: anche lei, secondo i pm, potrebbe essere ipoteticamente “partecipe del sodalizio, nella qualità di sindaco del comune di Riva del Garda dal 4 ottobre 2020, assecondando i desiderata dell'imprenditore Signoretti e di altre figure che, pur ad esso estranee, erano portatrici di interessi contrastanti con quello comunale, a favore dei quali faceva in modo che venissero adottate deliberazioni, a vario titolo, dipendenti dall'approvazione dell'amministrazione comunale di cui era rappresentante, piegando l'interesse pubblico a quello privatistico degli altri partecipanti al sodalizio e non".

Foto © Imagoeconomica

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