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Il procuratore contro la separazione delle carriere: “Così la politica controllerebbe il pubblico ministero” 

Le mafie oggi offrono risposte che la politica non riesce a dare. Sono più ricche, radicate nel territorio e, oltre a fornire lavoro nero e sottopagato, sono anche in grado di gestire pacchetti di voti”. Lo ha dichiarato il procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, intervenuto durante il programma televisivo di Rai 3 “Il cavallo e la torre”. Gratteri, che in questi giorni sta presentando il suo ultimo libro Una cosa sola (edizioni Mondadori), scritto insieme al noto esperto di criminalità organizzata Antonio Nicaso, ha spiegato come le mafie si siano infiltrate non solo nella politica, ma anche nell’economia legale. Una mafia silenziosa rispetto agli anni delle bombe e degli omicidi eccellenti, che, oltre ad aver cambiato volto, è diventata una delle principali realtà capaci di realizzare i propri interessi criminali, soprattutto attraverso la corruzione. Nel loro ultimo libro, infatti, Gratteri e Nicaso hanno descritto con precisione come i rapporti tra mafia, politica e mercati finanziari siano diventati strettamente intrecciati, in pratica, “una cosa sola”. Un intreccio che produce un esito tanto scontato quanto tragico: da un lato, si gonfiano le casse della mafia; mentre dall’altro, si sgonfia la fiducia dei cittadini nelle istituzioni. Durante la trasmissione presentata dal giornalista Marco Damilano, Gratteri ha sottolineato come le mafie siano da sempre presenti anche nel mondo dell’imprenditoria, portando il pensiero immediatamente ai fondi del Pnrr, al prossimo Giubileo e alle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026. “Per quanto riguarda i controlli - ha spiegato il procuratore capo di Napoli - oggi abbiamo quasi lo stesso numero di uomini e più o meno le stesse norme che avevamo anni fa per monitorare i cantieri. Ma oggi - ha proseguito - quegli stessi uomini devono occuparsi di cinque appalti invece che di uno”. Anche per questo motivo la politica dovrebbe iniziare a orientare il proprio operato verso una realtà in cui venga annullata la convenienza a delinquere. Tuttavia, “con le riforme iniziate con la Cartabia, il sistema giudiziario sta proseguendo su un trend che rende sempre più difficile il lavoro dei magistrati”.


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L’abolizione dell’abuso d’ufficio, ad esempio, rappresenta “un grande regalo ai raccomandati e a chi ‘maneggia’ nella pubblica amministrazione”. E aggiunge: “Con l’abolizione dell’abuso d’ufficio sono state cancellate, con un colpo di spugna, quasi 4.000 condanne”. Per quanto riguarda le intercettazioni, il procuratore capo di Napoli ha sottolineato come sia “una follia” pensare che possano bastare 45 giorni, considerando l’importanza che rivestono durante le indagini. “Almeno il 90 per cento dei processi che arrivano in dibattimento - ha precisato - sono il risultato diretto delle intercettazioni telefoniche”. Gratteri ha criticato anche la proposta del ministro Nordio di tornare ai pedinamenti. “Il ministro ha detto anche: ‘torniamo ai pedinamenti’. Evidentemente  il ministro ignora che, con un semplice telefonino, posso entrare nel dark web e ordinare 2.000 chili di cocaina stando comodamente seduto sul divano, senza dover andare nella foresta amazzonica. Quindi, chi dovrei pedinare?”. Infine, per quanto riguarda la riforma della giustizia che prevede la separazione delle carriere in magistratura e la creazione di due Csm, Gratteri ha spiegato che, in realtà, con questa riforma “la magistratura si indebolisce”. Infatti, “La separazione delle carriere non serve a nulla, se non a concedere alla politica la possibilità di dettare l’agenda sulle priorità che il pubblico ministero deve perseguire rispetto ai reati”. 

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