Piero Amara, noto per la vicenda legata alla cosiddetta "Loggia Ungheria", è tornato ieri al regime di semilibertà. Dovrà scontare presso il carcere di Spoleto una pena residua di oltre otto mesi per una serie di reati commessi, tra cui associazione per delinquere finalizzata all’emissione di fatture false, corruzione e falsità materiale in atti pubblici. La decisione è arrivata a seguito di un annullamento della Corte di Cassazione, che ha accolto il ricorso della Procura Generale di Perugia, presentato nel febbraio 2023.
L’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Perugia, emessa nel gennaio dello stesso anno, aveva concesso ad Amara la misura alternativa dell’affidamento in prova al servizio sociale. Tuttavia, secondo la Procura Generale, tale decisione si basava su elementi ritenuti "illogici e contraddittori". Le informazioni utilizzate per valutare la condotta di Amara sono state giudicate non aggiornate e prive di adeguate verifiche, specialmente riguardo alle accuse mosse dall’imputato contro terzi.
Ulteriori criticità sono emerse dall’analisi della relazione del carcere di Spoleto, che evidenziava problematiche nell’affidamento in prova. Amara, durante il volontariato presso la Caritas locale, avrebbe incontrato persone estranee all’ente e agito in modo autonomo, in contrasto con le indicazioni ricevute.
Con l'annullamento dell’affidamento al servizio sociale, Amara torna al regime di semilibertà. Questa misura prevede il rientro in carcere ogni sera, con la possibilità di trascorrere parte della giornata all’esterno per attività utili al reinserimento sociale, come il volontariato.
Foto © Imagoeconomica
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