La riforma sulla separazione delle carriere ha subito una drastica accelerazione.
La Commissione Affari costituzionali ha infatti adottato il ddl Nordio come testo base, da sottoporre ora agli emendamenti, e con l'intenzione esplicitata da Fi di giungere al sì della Camera entro l'anno.
La riforma, almeno formalmente e apparentemente, si prefigge di separare la figura del pubblico ministero dall'ordine giudiziario.
Questo comporterà la creazione di due Csm (con relativi componenti scelti tramite sorteggio) e l'istituzione di un'Alta Corte per le azioni disciplinari.
Saranno 15 giudici in totale, sei laici e nove togati. Tra i primi, tre saranno nominati dal presidente della Repubblica, che sceglierà tra i docenti universitari di materie giuridiche e avvocati con almeno vent’anni di esperienza, altri tre estratti a sorte da un elenco di soggetti con gli stessi requisiti.
"L'obiettivo vero a cui tende purtroppo la riforma della giustizia non è quello di separare formalmente il pubblico ministero dal giudice. Il problema è togliere, al confronto che l'indagato e l'imputato hanno con il pm, la immediata rappresentazione di aver davanti il primo baluardo della giurisdizione. E questo è pericolosissimo soprattutto nel momento in cui non può esistere un sistema in cui il pm non è più parte della giurisdizione. Separare le carriere significa dire al pubblico ministero 'tu giudice non sei' e questo è un problema per l'utente del sistema giustizia che incontrerà un giudice molto tempo dopo rispetto a quello che fa ora" ha detto il procuratore facente funzioni di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo intervenuto l'altra sera, assieme al giornalista e conduttore di Report Sigfrido Ranucci, ai "Dialoghi con la magistratura", l'incontro moderato dalla presidente dell'Anm di Reggio Calabria Caterina Asciutto.
L’elemento della conoscenza con la separazione delle carriere verrebbe meno, ha sottolineato il magistrato. “In che mani finisce il dato coperto dal segreto investigativo nel momento in cui oggi separiamo le carriere e domani sottoponiamo il pubblico ministero non più all’attuale sistema della giurisdizione, ma ad altro? Che fine fa questo dato? Quel dovere della conoscenza che oggi rimane saldamente al riparo nelle attività che noi siamo chiamati ogni giorno a svolgere per quanto mi riguarda domani può diventare altro e questo diventa pericoloso”, ha continuato.
Il centrodestra ha incassato in questo primo passaggio anche l'appoggio di +Europa e spera anche di ottenere quello di Iv e Azione, mentre il resto delle opposizioni hanno confermato la loro contrarietà. La riforma costituzionale della separazione delle carriere era stata incardinata già nel febbraio 2023, visto che sin dall'inizio della legislatura erano state presentate diverse proposte di legge da parte di Fi (primo firmatario Antonino Calderone), di Enrico Costa (allora in Azione oggi in Fi), di Iv (Roberto Giachetti) e della Lega (Iacopo Morrone). Poi a gennaio scorso si era bloccato l'iter in attesa del ddl governativo, giunto solo a giugno. Sono quindi iniziate delle audizioni di esperti, che hanno impegnato la Commissione a settimane alterne con le audizioni sul premierato.
"Diciamocelo con chiarezza" - ha detto Lombardo - "andando a verificare con la dovuta attenzione quelli che sono i progetti di riforma, tanto di iniziativa parlamentare, quanto di iniziativa governativa e di iniziativa popolare, come quello portato avanti dalle camere penali, io noto un obiettivo ulteriore. Andando oltre la separazione delle carriere, si inquadra quello che sarà il nuovo assetto dei Consigli superiori della magistratura con la modifica dell'attuale percentuale tra laici e togati. Nel momento in cui leggiamo in quei progetti che il rapporto non è più un terzo e due terzi ma è paritario, sostanzialmente per quelle che sono le regole attuali che governano il Csm, significa che la componente togata è tendenzialmente sempre in minoranza. E questo non è un messaggio corretto". Il procuratore di Reggio Calabria, in riferimento ai problemi della giustizia, ha evidenziato come si stia vivendo “costantemente di fronte ad una instabilità normativa pericolosa, palesemente in contrasto con quelli che sono i principi cardine del nostro sistema costituzionale. Non è immaginando un pm che fa una carriera diversa dal giudice che si arriva a rendere più efficiente il sistema giustizia. Bisognerebbe avere la correttezza di fondo di ragionare su dati specifici. Il lavoro che si sta facendo in Parlamento serve ma occorre partire da dati reali. Ho una paura, un timore molto serio: che separare il pm dal giudice aumenterà quello che oggi viene considerato l'enorme potere delle Procure. Il pm non può rischiare di trovarsi in mano un potere che non sia costantemente verificato dal contatto con il suo giudice. Questo è assolutamente indispensabile, è un punto di equilibrio al quale nessuno di noi può rinunciare indipendentemente dal fatto che il pubblico ministero separato possa avere un suo Csm e possa domani diventare sottoposto a tutta una serie di indicazioni che provengono dal potere esecutivo. Il vero rischio che si corre è un riassetto complessivo tra i poteri dello Stato".
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