Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Il procuratore facente funzione a Reggio Calabria e Sigfrido Ranucci ospiti dell’Anm di Reggio

Questo articolo, che riproponiamo ai nostri lettori, è stato scritto in data 10-10-2024.

"L'obiettivo vero a cui tende purtroppo la riforma della giustizia non è quello di separare formalmente il pubblico ministero dal giudice. Il problema è togliere, al confronto che l'indagato e l'imputato hanno con il pm, la immediata rappresentazione di aver davanti il primo baluardo della giurisdizione. E questo è pericolosissimo soprattutto nel momento in cui non può esistere un sistema in cui il pm non è più parte della giurisdizione. Separare le carriere significa dire al pubblico ministero 'tu giudice non sei' e questo è un problema per l'utente del sistema giustizia che incontrerà un giudice molto tempo dopo rispetto a quello che fa ora". Non ha usato giri di parole il procuratore facente funzioni di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo intervenuto ieri sera, assieme al giornalista e conduttore di Report Sigfrido Ranucci, ai "Dialoghi con la magistratura", l'incontro moderato dalla presidente dell'Anm di Reggio Calabria Caterina Asciutto. Per Lombardo, dietro "l'utilizzo spesso e volentieri di formule che hanno importanti ricadute giornalistiche, c'è molto altro. Diciamocelo con chiarezza. Andando a verificare con la dovuta attenzione quelli che sono i progetti di riforma, tanto di iniziativa parlamentare, quanto di iniziativa governativa e di iniziativa popolare, come quello portato avanti dalle camere penali, io noto un obiettivo ulteriore. Andando oltre la separazione delle carriere, si inquadra quello che sarà il nuovo assetto dei Consigli superiori della magistratura con la modifica dell'attuale percentuale tra laici e togati. Nel momento in cui leggiamo in quei progetti che il rapporto non è più un terzo e due terzi ma è paritario, sostanzialmente per quelle che sono le regole attuali che governano il Csm, significa che la componente togata è tendenzialmente sempre in minoranza. E questo non è un messaggio corretto". Il procuratore di Reggio Calabria, in riferimento ai problemi della giustizia, ha evidenziato come si stia vivendo “costantemente di fronte ad una instabilità normativa pericolosa, palesemente in contrasto con quelli che sono i principi cardine del nostro sistema costituzionale. Non è immaginando un pm che fa una carriera diversa dal giudice che si arriva a rendere più efficiente il sistema giustizia. Bisognerebbe avere la correttezza di fondo di ragionare su dati specifici. Il lavoro che si sta facendo in Parlamento serve ma occorre partire da dati reali. Ho una paura, un timore molto serio: che separare il pm dal giudice aumenterà quello che oggi viene considerato l'enorme potere delle Procure. Il pm non può rischiare di trovarsi in mano un potere che non sia costantemente verificato dal contatto con il suo giudice. Questo è assolutamente indispensabile, è un punto di equilibrio al quale nessuno di noi può rinunciare indipendentemente dal fatto che il pubblico ministero separato possa avere un suo Csm e possa domani diventare sottoposto a tutta una serie di indicazioni che provengono dal potere esecutivo. Il vero rischio che si corre è un riassetto complessivo tra i poteri dello Stato".


asciutto cat anm

Lombardo: al Parlamento italiano non interessa sapere cos'è la ‘Ndrangheta

Nel suo intervento, Lombardo ha spiegato al pubblico presente i motivi per cui “il modello del pubblico ministero italiano e il modello di giurisdizione che oggi la Carta costituzionale ci garantisce è il modello a cui tutti tendono (a livello internazionale, ndr) proprio perché è diffuso il convincimento che il sistema giustizia è un sistema in cui il pubblico ministero deve essere e ritengo debba rimanere il primo giudice”. Un esempio mondiale, dunque, studiato e imitato proprio perché in grado di contrastare anche i più gravi e complessi fenomeni criminali come la ’Ndrangheta. "Io domani vado all'estero per essere audito da un Parlamento europeo che vuole sapere da me oggi la ‘Ndrangheta che cos'è. Tutto questo in Italia non è mai accaduto e il Parlamento italiano non ci ha invitato mai”, ha continuato il procuratore. “Al Parlamento italiano - ha aggiunto - non interessa sapere oggi la ‘Ndrangheta che cos'è e come si può contrastare efficacemente e quando siamo stati uditi nelle varie commissioni Giustizia e abbiamo posto il problema dicendo 'attenzione abbiamo difficoltà a comprendere questo fenomeno perché immaginare che sia un fenomeno criminale come tanti altri è un enorme errore', abbiamo assistito alla totale mancanza di risposte. Confrontiamoci, ma facciamolo però ragionando su dati concreti".

Ranucci: “Separazione delle carriere era un progetto della P2

È stata poi la volta di Sigfrido Ranucci che, come prima cosa, ha voluto sottolineare l’importanza dell’indipendenza del giornalismo così come della magistratura perché sono i due pilastri a tutela dell’esercizio democratico delle istituzioni di un Paese.


ranucci anm lomb


Quanto alla separazione delle carriere “già solo perché quello della separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici era un progetto della P2, io non l'avrei accompagnato”, ha commentato il giornalista "Quello che è successo nell'ambito della magistratura - ha detto Ranucci - è qualcosa che ci ha fatto riflettere ma questo succede anche nell'ambito giornalistico. Io credo che non ci sia fiducia neanche nel giornalismo e anche per colpa di tanti colleghi che hanno scambiato il concetto di pluralismo con quello di indipendenza. Adesso io sento moltissimo in Rai parlare della parola pluralismo, dicono 'facciamo entrare questo perché è una voce plurale'. No, tu devi premiare l'indipendenza che è un concetto completamente diverso. Noi lo misuriamo ogni istante a Report che cos'è l'indipendenza: quando tu parli indipendentemente dal colore politico sei il cane da guardia della democrazia mettendo sotto indagine giornalistica chi amministra. Quello è il compito del giornalismo e un governo, un'amministrazione intelligente apprezza il giornalismo in questa maniera. Il giornalismo deve essere lo sguardo sul potere, non deve essere la vetrina del potere". E ancora: “Noi abbiamo un record mondiale - ha aggiunto il giornalista - che viene dai dati delle associazioni che monitorano lo stato dell'informazione. Abbiamo il record mondiale dei politici che denunciano i giornalisti". Sul punto, il conduttore di Report ha ricordato che "un intero partito per la prima volta nella storia del mondo denuncia un giornalista, l'inviato Giorgio Mottola, e il responsabile della trasmissione, per aver parlato dell'infiltrazione mafiosa all'interno dei partiti. Negli ultimi mesi c'è stato un incalzare della politica su Report". Tra le denunce ricordate da Ranucci ci sono quelle del ministro Urso. In tutto "tre, due penali e una civile. Urso non è un ministro qualsiasi. È il ministro che firma il contratto di servizio con la Rai, che è quello che consente di percepire il canone. Il particolare non trascurabile è che il ministro Urso chiede alla Rai, nel contratto di servizio, di valorizzare il giornalismo d'inchiesta. Poi come lo concilia questo con il fatto che denuncia chi fa giornalismo d'inchiesta bisognerebbe chiederlo a lui". Un dato che dimostra ulteriormente come magistratura e giornalismo siano entrambe bersagliate a causa della loro indipendenza.


lombardo asciutto ranucci

Lombardo: “Dietro separazione delle carriere c’è sfiducia dei giudici

Dopo i primi interventi dei relatori, Caterina Asciutto ha aperto alle domande del pubblico. Molti gli avvocati presenti. Una riflessione in particolare ha evocato un ricordo del procuratore Lombardo. Si tratta di un dialogo avuto con un capo mafia arrestato dopo 20 anni. “Quando l'ho incontrato la sera della cattura mi disse: ‘Vuole farmi una domanda?’ ‘Ovviamente sì, mi pagano per questo’, risposi. ‘Faccia’. ‘Che cos'è la ‘Ndrangheta?’ fu la mia domanda. Mi rispose: ‘Chiamatela come volete. Qui la volete chiamare ‘Ndrangheta? Altrove si chiama in un modo diverso. È un esercizio del potere’. E mi disse anche: ‘Per andare a comprendere fino in fondo che cos'è guardate molto vicino a voi’. Questo per dirvi che cosa? Che nel percorso che il pm e il giudice fa c'è un dato fondamentale a cui è impossibile rinunciare nell'attuale assetto. Questo risultato è garantito dal dovere della conoscenza - ha spiegato Lombardo -. L’art. 112 della Costituzione significa molto altro rispetto all’obbligatorietà dell’esercizio e dell'azione penale. L'azione penale può essere esercitata solo se c'è l'obbligatorietà dell’esercizio della conoscenza. E per arrivare alla conoscenza l'obbligo vero riguarda l'investigazione”.

L’elemento della conoscenza con la separazione delle carriere verrebbe meno, ha sottolineato il magistrato. “In che mani finisce il dato coperto dal segreto investigativo nel momento in cui oggi separiamo le carriere e domani sottoponiamo il pubblico ministero non più all’attuale sistema della giurisdizione, ma ad altro? Che fine fa questo dato? Quel dovere della conoscenza che oggi rimane saldamente al riparo nelle attività che noi siamo chiamati ogni giorno a svolgere per quanto mi riguarda domani può diventare altro e questo diventa pericoloso”, ha continuato. “Dietro la separazione delle carriere progettata non c'è sfiducia nei confronti del pubblico ministero ma nel giudice - ha concluso Lombardo -. La vera sfiducia è nei confronti del giudice nel momento in cui il giudice che rimane all'interno dello stesso sistema di cui fa parte il pubblico ministero è condizionato dal suo collega. Credetemi, non ho mai avuto la sensazione che questo possa essere un pericolo, perché nel confronto tra me - che mi considero primo giudice - e il mio giudice, a mio modo di vedere oggi c'è la garanzia vera di principi costituzionali che nessuno ha. Vi prego poniamo l'attenzione su tutti i problemi e cerchiamo di non ragionare per slogan”.

ARTICOLI CORRELATI

Separazione delle carriere, Lombardo: ''Pm è il primo baluardo della giurisdizione''

Giuseppe Lombardo: '''Ndrangheta ricca e potente ma è iniziata la sua fine''

Lombardo: ''Contro 'Ndrangheta necessario garantire i servizi essenziali''

Giuseppe Lombardo: '''Ndrangheta, Cosa nostra e Camorra sono una cosa unica''
  

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos