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La decisione del gip di Caltanissetta David Salvucci

Si è sciolta questa mattina, al Tribunale di Caltanissetta, la riserva sull'ammissione delle parti civili nell'udienza preliminare dinanzi al Gip David Salvucci nisseno per i quattro poliziotti accusati di depistaggio per aver dichiarato il falso deponendo come testi nel corso del processo sul depistaggio delle indagini sulla strage di via d'Amelio in cui si cercava la verità sul falso pentito Vincenzo Scarantino: si tratta di Giuseppe Di Gangi, Vincenzo Maniscaldi, Angelo Tedesco e Maurizio Zerilli.
Nella prossima udienza, prevista per il 7 novembre, ci sarà l'eventuale discussione.
Il procuratore Salvatore De Luca e il sostituto Maurizio Bonaccorso hanno già sollecitato il rinvio a giudizio dei 4 poliziotti, difesi dagli avvocati Giuseppe Seminara, Giuseppe Panepinto e Maria Giambra.
Per ora la Presidenza del Consiglio e il Ministero dell'Interno, come deciso dal Gip, sono stati citati quali responsabili civili, mentre sono stati ammessi come parte civile solo i figli del giudice Paolo Borsellino, rappresentati dagli avvocati Vincenzo Greco e Fabio Trizzino.
In caso di condanna degli imputati, quindi, saranno la Presidenza del Consiglio e il Ministero dell'Interno a risponderne perché non avrebbero vigilato sull’operato dei propri rappresentanti, per averli protetti oppure per aver avallato il loro presunto operato illecito.
Dalla Presidenza del Consiglio dipendono anche i servizi segreti che nelle indagini sulla strage di via d'Amelio vennero coinvolti direttamente e illegalmente dall’allora procuratore di Caltanissetta Giovanni Tinebra.
La legge vieta che i servizi segreti facciano attività di polizia giudiziaria ma nessuno alla Presidenza del Consiglio all'epoca lo ricordò.
Anzi, adesso c’è il concreto sospetto che i servizi segreti abbiano avuto un ruolo determinante nel depistaggio delle indagini sulla strage Borsellino.
Il rapporto di collaborazione tra l’allora procura di Caltanissetta ed esponenti del Sisde, mediato dal genero del capo della polizia Vincenzo Parisi, era del tutto illegale”, aveva ribadito il pubblico ministero Maurizio Bonaccorso nel processo che si è concluso in corte d’appello con la prescrizione per i tre imputati (Bò, Mattei e Ribaudo). L’allora numero tre del Sisde, Bruno Contrada, ha provato a dare una “versione minimale”, come l’ha chiamata il pm: “Il Sisde diede solo un contributo informativo”. Ma, in realtà, nelle agende di Contrada si parla di vere e proprie “indagini” a proposito degli incontri con i pubblici ministeri di Caltanissetta.
"E poi chiediamoci – aveva proseguito ancora Bonaccorso – come fu possibile che Tinebra si affidasse a Contrada quando il 20 luglio, all’indomani della strage, il dottore Ingroia gli aveva confidato le rivelazioni fatte dal collaboratore Gaspare Mutolo a Paolo Borsellino pochi giorni prima? Mutolo aveva parlato proprio di Bruno Contrada".


Salvatore Borsellino e altri negati come parte civile

Ammessi come parte civile anche il Ministero della Giustizia, il Ministero dell'Interno e la Presidenza del Consiglio dei ministri.
Il gip ha rigettato tutte le altre richieste avanzate dai parenti delle vittime della strage di via d'Amelio e da Antonio Vullo, unico superstite della strage. No anche per Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso il 19 luglio 1992, per "difetto dei requisiti", come scrive il GIP nell'ordinanza.
Rimasti fuori anche i fratelli di Claudio Traina, agente di scorta, Luciano e Giuseppe, ma anche Filomena Traina, la sorella.
E ancora: la vedova e i figli di Agostino Catalano, nonché la sorella di Emanuela Loi.

Foto © Imagoeconomica

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