I Pm: "Non ha dichiarato le entrate provenienti dai bonifici di Silvio Berlusconi"

Questo articolo, che riproponiamo ai nostri lettori, è stato scritto in data 2-10-2024.

La procura di Firenze ha chiesto il rinvio a giudizio per l'ex senatore di Forza Italia Marcello Dell'Utri e per la moglie Miranda Ratti per non aver dichiarato al fisco di aver recepito una somma pari a 42.679.200 di euro non rispettando così la norma che impone ai condannati in via definitiva per fatti di mafia di comunicare ogni aumento o diminuzione del patrimonio personale. L’incremento del patrimonio, secondo gli investigatori, proveniva direttamente dalle casse del leader di Forza Silvio Berlusconi e sarebbe avvenuto mentre Dell’Utri era sotto processo per concorso esterno in associazione mafiosa, in seguito al quale è stato condannato in via definitiva (pena scontata). Somme tutte tracciabili da bonifici bancari, che sono stati giustificati come prestiti.  Le transazioni finanziarie erano state ricostruite da una perizia disposta al tempo da Luca Tescaroli, ora procuratore capo di Prato ma già procuratore aggiunto a Firenze, dall'aggiunto Luca Turco (oggi titolare del procedimento, andrà in pensione a dicembre) e dal sostituto Lorenzo Gestri, coordinati dal procuratore capo di Firenze Filippo Spiezia. Gli avvocati chiedevano la retrodatazione dell’iscrizione dell’ex senatore nel registro degli indagati (come è previsto dalla norma varata con la riforma Cartabia); in questo caso, se fosse stata accolta, sarebbe stata eccepita l’inutilizzabilità degli atti acquisiti. Il gip ha rigettato, motivando. Gli avvocati chiedevano inoltre di poter prendere visione del fascicolo principale, quello sulle stragi di mafia del 1993, in cui Dell’Utri è indagato, perché questo nuovo procedimento prende spunto dall’inchiesta madre sui mandanti delle bombe di Roma, Milano e Firenze, che è ancora aperta e ha visto, fino al giorno della sua morte, iscritto anche Berlusconi e adesso pure l’ex ufficiale dell’Arma Mario Mori.


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Tribunale di Firenze


Le accuse dei pm

Le accuse, a vario titolo, nei confronti degli indagati Dell'Utri e Ratti sono ora di trasferimento fraudolento di valori e di mancata comunicazione delle variazioni del reddito, in quanto condannato con pena definitiva. L'indagine è arrivata a conclusione alla fine dello scorso anno, nell'ambito dell'inchiesta sui presunti mandanti esterni delle stragi mafiose del 1993 a Roma, Milano e Firenze, dove l'ex senatore di Forza Italia è stato indagato con Berlusconi. Nel marzo scorso, la Direzione Distrettuale aveva ottenuto dal gip del Tribunale di Firenze, Antonella Zatini, il sequestro preventivo di 10,8 milioni di euro individuati nei flussi sui conti correnti di Dell'Utri e di sua moglie. Nell'atto di chiusura delle indagini sul flusso di denaro che per anni è intercorso tra l'ex presidente del Consiglio e il suo storico braccio destro, frutto secondo la ricostruzione proprio di un debito di riconoscenza per il silenzio mantenuto dall'ex senatore di Forza Italia di fronte agli inquirenti, la Direzione distrettuale antimafia di Firenze ipotizza "l'aggravante di aver commesso i delitti di trasferimento fraudolento al fine di occultare la più grave condotta di concorso nelle stragi ascrivibile a Silvio Berlusconi e allo stesso Dell'Utri, per la quale Berlusconi è stato indagato unitamente al medesimo Dell'Utri sino al momento del suo decesso, avvenuto in epoca successiva all'ultima elargizione contestata, costituendo le erogazioni di quest'ultimo il quantum percepito da Dell'Utri per assicurare l'impunità a Silvio Berlusconi".


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Miranda Ratti


L'indagine sulla moglie

Con Dell'Utri è indagata la moglie Miranda Ratti. Oltre alla violazione della normativa antimafia per la mancata comunicazione delle variazioni patrimoniali nonostante la condanna definitiva per concorso in associazione mafiosa (da qui il sequestro di parte delle somme, circa 10,8 milioni), i pubblici ministeri fiorentini hanno formulato una seconda imputazione: quella di intestazione fittizia di beni. Il reato, in questo caso, è legato a 15 bonifici, per un totale di 8 milioni di euro, versati da Berlusconi alla stessa Miranda Ratti, con l'obiettivo, secondo gli inquirenti, di "eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione".
A causa della prescrizione, la procura di Firenze si è concentrata sulle somme raccolte dal 2017, 13,4 milioni. Sulle somme di denaro si era soffermata anche la Dia, che in un'informativa aveva giudicato quelle elargizioni "sicuramente connesse a un riconoscimento anche morale, l'assolvimento di un debito non scritto, la riconoscenza, per quanto riguarda l'ultimo periodo, per aver pagato un prezzo connesso alla carcerazione, senza lasciarsi andare a coinvolgimenti di terzi".

Foto © Imagoeconomica

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