Gip di Caltanissetta rigetta la richiesta dell’avvocato Ugo Colonna
L'incidente probatorio, cioè l'acquisizione anticipata della prova in fase di indagini preliminari, sulle dichiarazioni dell'ex collaboratore di giustizia catanese Maurizio Avola non ci sarà.
Lo ha deciso il gip di Caltanissetta, Santi Bologna, che ha respinto l’istanza dell’avvocato Ugo Colonna (difensore di Avola).
La notizia è stata data dal 'Fatto Quotidiano' in un articolo di Giuseppe Pipitone.
Alla richiesta di Colonna relativa a un nuovo incidente probatorio sull’esplosivo si erano associati anche i difensori dei figli di Borsellino, gli avvocati Vincenzo Greco e Fabio Trizzino, che avevano prodotto una loro memoria.
A opporsi l’avvocato Fabio Repici, legale del fratello del giudice assassinato, Salvatore Borsellino. “È evidente come l’orientamento della Procura della Repubblica sia di assoluta infondatezza di quelle dichiarazioni, cosa che fa prevedere una richiesta di archiviazione. Questa volta appare davvero implausibile un rigetto della richiesta di archiviazione – scrive il legale – Il séguito fisiologico sarebbe il processo per calunnia a carico dei responsabili di quelle false dichiarazioni. Se, però, il presente procedimento non troverà definizione nel presente anno, è facile prevedere che non si giunga all’accertamento delle responsabilità per la calunnia, in conseguenza dell’intervento della prescrizione”.
Fabio Repici © Imagoeconomica
Ricordiamo che Avola - già killer del clan mafioso dei Santapaola di Catania - aveva sostenuto nel 2021 di aver partecipato alla strage di via d'Amelio del 19 luglio 1992: "Io posso dire che c'ero e sono uno degli esecutori materiali della strage di via d'Amelio. E sono l'ultima persona che ha visto lo sguardo di Paolo Borsellino prima di dare il segnale per l'esplosione", disse Avola il 29 aprile 2021 nello speciale “Mafia - La ricerca della verità” realizzato dal TgLa7 e da La7 condotto da Enrico Mentana, con Andrea Purgatori e il ritorno in tv dello stesso Michele Santoro.
Le ricostruzioni dell'ex killer non sono state ritenute credibili dal procuratore capo di Caltanissetta Salvatore de Luca e dall’aggiunto Pasquale Pacifico.
Per i pm è “assai probabile” che le dichiarazioni di Avola “oltre a essere certamente non veritiere, possano essere state eterodirette da parte di soggetti, non identificati sulla scorta delle indagini in corso, interessati a porre in essere l’ennesimo depistaggio”. Mentre è intercettato Avola parla “di somme di denaro nell’ordine di complessivi 13.000 euro circa che lo stesso riferisce essere i proventi della pubblicazione del libro” ma “Avola è totalmente smentito in quanto Santoro gli ha versato somme di gran lunga inferiori quali contributo volontario (tra i mille e i millecinquecento euro)”.
Inoltre un documento della procura smentisce nettamente la presenza di Avola in via d'Amelio il 19 luglio poiché il giorno prima l'ex pentito si trovava a Catania con un braccio ingessato a causa di una frattura al polso. Anche per questo motivo i pm volevano archiviare l’indagine. Il gip Bologna, però, ha rigettato la richiesta, ordinando nuove indagini.
Tribunale di Caltanissetta
Gip: non dimostrato il legame tra esplosivo e la ricostruzione di Avola
L'avvocato del pentito, Ugo Colonna, nell'istanza con cui si richiedeva l'incidente probatorio depositata il 22 luglio aveva chiesto nuovi approfondimenti in merito all’esplosivo usato per uccidere il giudice Paolo Borsellino e gli uomini della scorta.
Avola aveva raccontato di aver consegnato ai “palermitani” due detonatori e circa 200 chili di esplosivo di tipo militare (il T4). L’incontro era avvenuto in un autogrill sull’autostrada Palermo-Catania, all’altezza di Termini Imerese, prima della strage di Capaci. L’esplosivo, secondo l’ex pentito, era sistemato in quattro bidoni e proveniva dall’ex Jugoslavia. “Secondo il narrato di Avola l’esplosivo consegnato ‘ai palermitani’, prima della strage di Capaci, nell’autogrill della Ct/Pa in prossimità di Termini Imerese, era il medesimo che egli vide negli stessi bidoni all’interno del garage a Palermo e che venne poi utilizzato per imbottire l’auto Fiat 126 servita per provocare l’esplosione in via d’Amelio”, ha scritto Colonna nella sua richiesta d’incidente probatorio.
Il legale, infatti, avrebbe voluto che il gip nominasse dei periti per effettuare tutta una serie di rilievi, a cominciare dalla comparazione tra l’esplosivo usato per uccidere Borsellino e quello sequestrato dalle Forze dell’Ordine nel 1992 ad alcuni esponenti del clan Santapaola di Catania. Il gip, però, ha rigettato questa richiesta scrivendo, come riporta il 'Fatto': "affinché l’accertamento peritale richiesto dalla difesa di Avola possa ritenersi rilevante nell’odierno procedimento occorrerebbe dimostrare – o quanto meno allegare – che quanto oggetto di sequestro facesse parte dello stesso carico di armi, esplosivi e detonatori del cui trasporto a Termini Imerese Avola si è autoaccusato”.
“E nel momento in cui si dovesse sostenere ciò bisogna fare i conti non solo con le dicotomiche valutazioni esistenti sul trasporto a Termini Imerese – prosegue il magistrato nell'istanza di rigetto – ma anche con la necessità di valutare globalmente (anche in relazione all’odierno procedimento) la costanza, coerenza e precisione del racconto di quel trasporto da parte di Avola – A ragionare diversamente, si finirebbe per realizzare una perizia che ‘nella migliore delle ipotesi‘ – e si tratta di evenienza tutt’altro che scontata – può costituire un riscontro generico (disponibilità da parte di Cosa nostra catanese nella seconda parte del 1992 di esplosivo analogo a quello descritto da Avola), ma non specifico (utilizzo dell’esplosivo descritto dall’indagato nella strage di Via d’Amelio) al narrato di Avola”.
Paolo Borsellino © Imagoeconomica
L’avvocato Colonna aveva chiesto anche che i periti svolgessero “ogni altro utile accertamento onde verificare l’attendibilità o no della ricostruzione prospettata da Maurizio Avola”. Anche su questo punto, però, il gip non è d’accordo: si tratterebbe, infatti, di una richiesta relativa a “una perizia omnibus sulla compatibilità tecnica del racconto di Avola complessivamente inteso con le risultanze tecniche dello scenario della strage. Si tratta di accertamento peritale non consentito dall’ordinamento perché finirebbe per rimettere surrettiziamente ai periti il giudizio (o buona parte di esso) sulla credibilità del collaboratore”.
Avola accusato di calunnia
Il giudice per le indagini preliminari, rigettando la richiesta di archiviazione, aveva disposto ulteriori accertamenti da concludere entro sei mesi. Era l’ottobre 2023, esattamente un anno fa. Ora spetta nuovamente alla procura stabilire il da farsi: potrà procedere con una richiesta di rinvio a giudizio o rinnovare l'istanza di archiviazione. In questo caso, l’ex collaboratore di giustizia Avola potrebbe trovarsi ad affrontare un processo per calunnia.
Fin da subito abbiamo evidenziato come le dichiarazioni di Avola, oltremodo tardive, rappresentassero l’ennesimo tentativo di depistaggio delle indagini che ancora oggi faticano a dare un volto e un nome ai mandanti esterni all’eccidio e a coloro che - con molta probabilità - in veste istituzionale hanno prelevato l’agenda rossa di Paolo Borsellino per poi “perderla” durante un imprecisato passaggio di mano della valigetta di pelle che la conteneva. I racconti di Avola sulla strage del 19 luglio 1992 non hanno trovato alcun riscontro oggettivo dagli accertamenti investigativi sia di natura documentale che storica.
La domanda è: perché Avola ha fatto queste dichiarazioni? “È stato frutto di un processo interiore molto tormentato” ha detto lui ai magistrati.
Questi ultimi però non la pensano così: parole “costruite a tavolino” che rappresentano “un ennesimo tentativo di depistaggio”.
Le dichiarazioni del pentito per i pm “avrebbero potuto portare alla incriminazione di soggetti estranei alla strage di via d’Amelio ma ciò che è più grave a precludere ogni ulteriore possibile sviluppo investigativo rispetto alle piste, emerse in plurimi dibattimenti, del coinvolgimento nella fase ideativa ed esecutiva delle stragi di soggetti esterni a Cosa nostra”.
Fonte: ilfattoquotidiano.it
Foto di copertina © Shobha
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