Il 30 ottobre le conclusioni del procuratore generale e le parti civili. Poi la sentenza
È stata un’udienza difficile da decifrare quella celebrata questa mattina dinnanzi alla Quarta sezione penale della Corte d’Appello di Palermo, nell’ambito del processo a carico di Pino Maniaci, il direttore di Telejato accusato di estorsione.
Nelle scorse settimane la Corte, presieduta da Luciana Caselli, ha chiesto di riascoltare l’ex sindaco di Borgetto, Gioacchino De Luca, il quale accusò il giornalista di averlo vessato durante la sua sindacatura con l’intento di estorcerli denaro.
L’obiettivo - non molto riuscito -, era quello di fare chiarezza e capire il tenore delle deposizioni dell’ex primo cittadino già fatte in primo grado. Questa mattina è toccato a Pino Panettino - all’anagrafe Giuseppe - che al tempo dei fatti era il portavoce di De Luca. “Intrattenevo i rapporti con la stampa, organizzavo manifestazioni per il sindaco e intrattenevo anche rapporti con la Chiesa - spiega rispondendo alle domande del procuratore generale Giuseppe Fici -. L’incarico è durato circa 4 anni”. Organizzava anche le interviste per De Luca e le comparse tv. Un ruolo che, a suo dire, avrebbe “evitato” molto volentieri durante il quale lui ha “subìto l’assenza del sindaco”. Il perché è presto detto: quando Pino Maniaci non riusciva a raggiungere direttamente il sindaco di Borgetto, ecco che chiamava il suo portavoce “in continuazione” (7/8 volte in 4 anni, stando al racconto di Panettino).
Dall’accusa mossa nei confronti del direttore di Telejato, si potrebbe pensare che durante la telefonata si palesasse il contenuto estensivo della richiesta. E invece no: “Lui chiamava perché doveva pagare cose… aveva bisogno di coprire le spese… chiedeva la luce della televisione…”. “Non so perché il sindaco lo viziò (a Maniaci, ndr) e non lo stoppò al primo minuto… io posso dire che di fronte a persone più volte dissi al sindaco che lui avrebbe dovuto denunciare Maniaci perché chiedeva soldi… loro due si chiudevano nella stanza e loro due parlavano di determinate cose e si mettevano d’accordo (De Luca e Maniaci, ndr)”.
Poi precisa: “Io non ero presente (fisicamente, ndr). E non ho mai assistito alle azioni di denaro nei confronti di Maniaci. Però col fatto che Maniaci poi non mi cercava più allora pensavo che si fosse risolta la situazione…”. Dunque, il venir meno dell’insistenza di Maniaci voleva significare che la richiesta estensiva (a detta del teste) avrebbe raggiunto il suo obiettivo; evitando così, per esempio, la pubblicazione di alcune inchieste giornalistiche contro l’amministrazione comunale di Borgetto.
Eppure, incalzato dalle domande dell’avvocato Bartolomeo Parrino - legale di Maniaci -, il teste afferma che “pagando la bolletta o meno i servizi tv Maniaci li faceva comunque”. E ancora: “A lei Maniaci ha mai fatto affermazioni minacciose del tipo che se De Luca non avesse pagato lui avrebbe messo in onda cose di un certo tipo? No… però il tono era quello di… - risponde il teste - Era innervosito dalla non presenza giusto? - chiede l’avvocato - Ma non ci sono state minacce se non avesse pagato, è così? Si, esatto”. Inoltre, il sindaco aveva diritto di replica ai servizi di Maniaci e “poteva rispondere agli attacchi” di Telejato, aggiunge Panettino che in alcune occasioni era presente. La prossima udienza è stata fissata per il 30 ottobre. Sarà la volta delle conclusioni del procuratore generale e delle parti civili.
Foto © Emanuele Di Stefano