Dario Iacovacci: “Possibile che nessuno possa intervenire? O forse non si agisce per convenienza”
Si è svolta nella giornata di ieri la conferenza stampa tenutasi alla Camera dei Deputati e organizzata dall'Associazione Amici di Luca Attanasio per chiedere verità e giustizia per l'ambasciatore italiano ucciso in Congo nel 2021, insieme al carabiniere Vittorio Iacovacci e all'autista congolese Mustapha Milambo. Una vicenda ancora coperta da molte ombre, con il processo contro i due dipendenti del Programma Alimentare Mondiale (PAM) imputati per il crimine, che si è fermato a causa dell'immunità diplomatica loro riconosciuta. Durante la conferenza stampa è intervenuto anche Rocco Curcio, il legale della famiglia Attanasio: “La vicenda dell’immunità va colta anche guardando oltre al caso specifico, pensando ai nostri ambasciatori che lavorano per l’Italia. Solleciterei la classe politica a meditare su un’iniziativa possibile a livello parlamentare: piuttosto che garantire la tutela dell’immunità, semmai mi preoccuperei della tutela dei nostri funzionari all’estero”. Parlando di “bene superiore”, l’avvocato Curcio ha ricordato le molte negligenze riscontrate nelle indagini, come i ritardi nelle audizioni dei testimoni e l'assenza di un'azione politica concreta da parte del governo italiano: “Il metodo investigativo, purtroppo, ha lasciato spazio a numerosi dubbi nella gestione, ad esempio nell’escussione dei potenziali testimoni, svolta senza criterio e senza possibilità di riscontro: siamo alla base del diritto procedurale! Così come il ritardo dell’intervento: i presenti sono stati sentiti dopo 13 giorni dall’omicidio. Tredici giorni sono tanti per le sommarie informazioni, le rendono inattendibili. C’era il dovere - ha ribadito il legale della famiglia Attanasio - di intervenire nell’immediatezza e, se la magistratura ha avuto comprensibili difficoltà a intervenire all’estero, in un luogo dove la cooperazione giudiziaria si improvvisa, la politica poteva intervenire in ausilio”.
Il fratello del carabiniere Iacovacci, Dario Iacovacci, anche lui carabiniere, ha evidenziato la frustrazione per l'impossibilità di far valere la legge a causa di questioni sovranazionali, come l'immunità diplomatica, accusando le istituzioni italiane di non aver fatto abbastanza per chiarire i fatti. “Uno Stato che non vuole o non può applicare la legge per questioni sovranazionali - ha ribadito Iacovacci - non garantisce che la legge sia uguale per tutti: possibile che nessuno possa intervenire? O forse non si agisce per convenienza”
Salvatore Attanasio (in foto), il padre dell’ambasciatore Luca Attanasio, ha invece criticato apertamente le risposte fornite finora dal ministro degli Esteri Antonio Tajani durante le interrogazioni parlamentari sulla vicenda dell'omicidio di suo figlio. Secondo il padre dell’ambasciatore ucciso nel 2021, le dichiarazioni ufficiali del governo non corrispondono alle azioni effettive intraprese. Il governo ha affermato di voler scoprire la verità sull’omicidio, ma nelle udienze preliminari la Farnesina ha sostenuto la tesi del diritto all'immunità per i due imputati, proteggendoli così da qualsiasi processo legale. “Il governo non si è costituito parte civile per tutelare gli italiani all’estero - ha ribadito il padre di Attanasio - ivi compresi i militari in Libano, e per evitare conseguenze rilevanti, fra cui il rischio di un contenzioso con l’Onu”. Poi aggiunge: “Piegare la schiena fa perdere autorevolezza al nostro Paese: il messaggio che è passato è che nessun cittadino all’estero può sentirsi garantito e tutelato”. Un altro punto critico sollevato da Salvatore Attanasio riguarda la mancanza di supporto alle indagini. Ai carabinieri del Ros è stato vietato di recarsi direttamente sul luogo dell'attacco: si sono fermati a 2000 km di distanza e non hanno mai esaminato le jeep su cui viaggiavano le vittime, né interrogato testimoni locali o svolto indagini balistiche, tutti elementi fondamentali per accertare cosa fosse realmente accaduto.
Anche le varie forze politiche presenti durante la conferenza stampa - spiega “Il Fatto Quotidiano” - hanno mostrato disponibilità a sostenere un'iniziativa in grado di fare chiarezza sul caso. La deputata Stefania Ascari del Movimento 5 Stelle ha proposto chiaramente di istituire una Commissione parlamentare d'inchiesta, che lavorerebbe in collaborazione con la magistratura per indagare a fondo sulla vicenda. Maria Chiara Gadda di Italia Viva, promotrice della conferenza stampa, ha invece suggerito di riflettere insieme su quale sia lo strumento migliore per ottenere risultati concreti. Marco Lombardo, di Azione, ha messo l'accento sull'importanza di cercare la verità storica, se non quella giudiziaria. Per Lombardo, è cruciale non solo ristabilire l'onore dello Stato italiano, ma anche salvaguardare la reputazione delle Nazioni Unite, che sono state coinvolte in questa vicenda e hanno subito critiche.
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