La consigliera laica del Csm Rosanna Natoli, vicinissima al presidente del Senato Ignazio La Russa è stata sospesa dal Csm.
Il plenum ha così accettato la proposta avanza dal Comitato di presidenza con 22 voti a favore, uno solo in più rispetto al quorum dei due terzi dell’organo (21 consiglieri) richiesto dalla norma. I contrari sono stati sei, due le schede bianche. Natoli, dopo la vicenda del colloquio privato avuto nei mesi scorsi, mentre era ancora membro della sezione disciplinare, con la giudice catanese Maria Fascetto Sivillo è stata sottoposta a un procedimento disciplinare e iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Roma con l'accusa di abuso d’ufficio e rivelazione di segreto.
La consigliera era stata travolta dallo scandalo a metà luglio: da componente della Sezione disciplinare ha incontrato Maria Fascetto Sivillo, una giudice sotto processo proprio di fronte a quel collegio, dandole suggerimenti sulla strategia difensiva e affermando di essersi interessata al suo caso perché “amica degli amici” (come si apprende dalle intercettazioni).
Mirenda: "Inquietanti ombre sulla libertà del Consiglio"
"La questione di diritto affrontata dal plenum va ben oltre il 'caso Natoli' e proietta ombre inquietanti sulla futura liberta' del Consiglio" ha dichiarato in una nota, il togato indipendente Andrea Mirenda, che aggiunge: "da oggi, difatti, ogni singolo consigliere potra' essere sottoposto al pregiudizio di un procedimento di sospensione dalle proprie funzioni di rilevanza costituzionale sulla base di una mera iscrizione nel registro degli indagati e dei fatti a monte di essa. Facile cogliere la parabola paradossale di un atto, l'iscrizione, che, sebbene pensato esclusivamente in funzione di garanzia, diviene, da oggi, la condizione necessaria e sufficiente per l'esposizione di ogni singolo consigliere, magari sgradito, a pesantissima minaccia".
La difesa della Consigliera Natoli
"Ho letto di tutto negli articoli di stampa, sono stata coperta di fango che non mi ha scalfito perché sono troppo onesta ma fino a quando ci saranno giornalisti che scrivono che una donna ha un incarico istituzionale perché è amica di un altro uomo e non per propri meriti, e quando scriveranno frasi sessiste maschiliste ma di quale 8 marzo parliamo, di quale tetto di cristallo. Siamo di fronte a un muro di gomma contro le donne'' ha detto la consigliera laica Rosanna Natoli, durante la riunione del plenum del CSM, in merito agli articoli di stampa in cui si faceva riferimento alla sua amicizia con il presidente del Senato Ignazio La Russa. ''Ho la famiglia, ho la nipote, farò la nonna a tempo pieno'' ha aggiunto Natoli.
“La mia sospensione”, ha detto rivolgendosi al plenum, “avalla un pericoloso precedente. Basta che una Procura iscriva uno di voi nel registro degli indagati, anche per reati inesistenti, per farvi sospendere dalla carica. Sono queste l’autonomia e l’indipendenza?”, ha attaccato. Poi ha sostenuto l’inconsistenza dei reati di cui è accusata: “La violazione del segreto della camera di consiglio non esiste, non devo essere io a spiegarvelo. E all’abuso d’ufficio, nel momento in cui sono stata iscritta, mancava solo la firma del presidente della Repubblica per essere abrogato”.
Quello a cui è stata sottoposta, ha detto la consigliera di FdI, è un “processo sommario” fatto “sulla base di una chiavetta Usb depositata dall’incolpata e su una trascrizione non giurata, che lo stesso consulente dice essere incompleta. Un atto di parte e non asseverato, depositato a distanza di otto mesi dalla registrazione”, risalente a metà novembre. “Se fossi stata intercettata certamente mai avrei dubitato della genuinità della prova ma qui siamo in un altro campo, dove è facile barare. Soprattutto se c’è stata un’organizzazione preparatoria dell’incontro”, sottolinea. “Non accetto processi sommari, non li ho mai accettati per i miei assistiti. Non chiedo di restare al Csm, sono a posto con la mia coscienza, con la mia famiglia, con le persone che mi conoscono e sanno che non sono un’immorale. Se qualcuno non mi avesse giudicata come tale, avrei dato le dimissioni. Ma poiché mi ha eletto il Parlamento in seduta comune, e non solo una parte politica, ho il dovere di rispondere a chi mi ha eletto”, ha affermato.
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