Divieto di pubblicare le ordinanze di arresto, Di Trapani (Fnsi): “Un regalo ai potenti e ai colletti bianchi”
Il Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legislativo che modifica l'articolo 114 del codice di procedura penale, introducendo ulteriori restrizioni sulla pubblicazione delle ordinanze di arresto durante le indagini preliminari. Dunque, quando tra qualche mese, il decreto legislativo proposto dal deputato di Azione, Enrico Costa (in foto), diventerà legge, sarà vietata la pubblicazione del testo delle ordinanze di custodia cautelare fino alla conclusione delle indagini preliminari o al termine dell'udienza preliminare. La norma attuale, introdotta con la riforma Orlando del 2017, consentiva la pubblicazione delle ordinanze cautelari una volta notificate alle parti coinvolte. Ora, con quella che molti hanno definito “legge bavaglio”, questo non sarà più possibile. Sarà invece permesso “parafrasare” i contenuti delle ordinanze, presentandoli sotto forma di sintesi non letterale. In pratica, si potrà riformulare il testo delle ordinanze utilizzando parole diverse, offrendo una sorta di riassunto.
Il deputato Enrico Costa ha respinto il termine “bavaglio”, spiegando che la misura è pensata per rafforzare la presunzione di innocenza degli indagati. Tuttavia, la normativa ha suscitato numerose critiche, sia da parte dei magistrati che dei giornalisti, preoccupati per la possibile limitazione della cronaca giudiziaria. La legge riduce infatti l’accesso alle informazioni per il pubblico e, imponendo la sintesi delle ordinanze, potrebbe aumentare il rischio che i giornalisti trasmettano informazioni in modo meno accurato o distorto, compromettendo in maiera significativa la qualità dell'informazione destinata ai cittadini. Per fare un esempio: se la “legge bavaglio” fosse stata in vigore qualche mese fa, non sarebbe stato possibile pubblicare integralmente i dialoghi che hanno portato all'arresto per corruzione del governatore della Liguria, Giovanni Toti.
Per il segretario della Federazione nazionale della stampa (Fnsi), Vittorio Di Trapani, la cosiddetta “legge bavaglio” rappresenta un tentativo del governo di limitare la libertà di stampa. “Questo governo continua a smantellare l’articolo 21 della Costituzione. Mentre tiene in ostaggio la Rai perché impantanato nella guerra per spartirsi le poltrone, mentre ottiene 15 minuti in prima serata per l’intervista auto-assolutoria di un ministro ex dirigente Rai, trova il tempo di imporre un nuovo bavaglio alla stampa e ai cittadini, che saranno meno informati. Un ritorno al passato - ha ribadito Di Trapani - che nulla ha a che vedere con il garantismo. In realtà il divieto di pubblicare le ordinanze di custodia cautelare è un piacere ai potenti che vogliono l’oscurità e ai colletti bianchi”. Il sindacato dei giornalisti RAI (Usigrai) - scrive “Il Fatto Quotidiano” - ha espresso preoccupazione, affermando che la norma potrebbe rendere l’informazione meno trasparente, con conseguenze gravi per la qualità del giornalismo. Anche i partiti di opposizione, come PD e M5S, hanno manifestato il loro dissenso, accusando il governo di voler limitare la libertà di stampa e impedire ai cittadini di esercitare il loro diritto costituzionale di vigilare sull’operato della giustizia.
Foto © Imagoeconomica
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