Il procuratore capo di Napoli avverte sui rischi delle riforme che riguardano intercettazioni e abuso d'ufficio
“Il 99% delle riforme introdotte dalla Cartabia ad oggi sono inutili, dannose e rallentano la giustizia. Non rispondono ai problemi di sicurezza e non tutelano le vittime”. Così si è espresso il procuratore capo di Napoli, Nicola Gratteri, durante la trasmissione di La7, “In Onda”. Gratteri ha criticato le polemiche mediatiche su temi irrilevanti, come il caso di Arianna Meloni, sottolineando che concentrarsi su queste questioni distrae dall'urgenza di affrontare riforme cruciali, in particolare quella della giustizia penale, che rischiano di creare caos e favorire chi cerca di eludere la giustizia per interessi personali. “Prima che venisse abrogato, l’abuso d’ufficio è stato modificato tre volte - ha spiegato Gratteri -. La prima riforma è stata applicata durante il governo Prodi, che ha abbassato la pena edittale a quattro anni per impedire che si potesse intercettare per il reato di abuso d’ufficio. Già da quel momento questo reato è stato depotenziato. Poi, è stato modificato tante di quelle volte - ha proseguito - da renderlo quasi innocuo”. Tuttavia, l'abolizione completa di questo reato non farà altro che favorire la mancanza di controllo sui poteri pubblici. Inoltre, il dato riportato anche da diversi media, secondo cui il 95% delle persone indagate viene poi assolto, è “fuorviante”. All'interno di questo 95% - ha precisato Gratteri - rientrano anche quelli che, dopo essere stati denunciati, sono stati indagati a loro insaputa e il cui fascicolo è stato successivamente archiviato per insufficienza di prove. “Poi c’è un altro problema. Si parla sempre del sindaco che ha paura di firmare. Intanto - ha continuato il procuratore capo di Napoli - in ogni comune con più di 5.000 abitanti c’è un segretario comunale, esperto di diritto amministrativo. Quindi, se il sindaco, il tecnico comunale o altri membri dello staff amministrativo hanno dei dubbi, possono rivolgersi al segretario comunale. Quando manca il segretario comunale, il sindaco - ha spiegato Gratteri - può rivolgersi al prefetto o al viceprefetto. Il vero problema è che il potere, in genere, non vuole essere controllato e chi comanda non vuole essere disturbato”.
La questione intercettazioni
Il procuratore Gratteri ha sollevato preoccupazioni anche riguardo alle intercettazioni. Il governo ha garantito che le intercettazioni telefoniche relative ai reati di mafia e terrorismo non saranno toccate, ma che dire di quelle riguardanti corruzione e concussione? Reati, oltretutto, spesso legati alla politica e alla mafia. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, sostiene che le intercettazioni devono essere ridotte perché costano troppo, “nonostante poco prima fosse stato approvato un listino prezzi che ne riduce i costi”. A questo dato bisogna aggiungere che il costo giornaliero di un’intercettazione telefonica verso un dispositivo mobile “equivale a quello di due caffè presi all’interno di un bar”. Inoltre, i costi delle intercettazioni si aggirano attorno ai 170 milioni di euro l’anno, ma ci sono casi in cui la Procura di Napoli, “con una sola indagine ha sequestrato 280 milioni di bitcoin, successivamente convertiti in euro e poi entrati a far parte del ‘Fondo Unico di Giustizia’. Soldi - ha precisato Gratteri - che potranno essere spesi quando la sentenza diventerà definitiva”. E ancora: “Non mi aspettavo questo tipo di riforme. È evidente che nel governo ci sono tre forze principali, ciascuna con priorità specifiche sui propri temi. Per quanto riguarda la giustizia - ha concluso Gratteri - prevale l'ideologia di Forza Italia, con l'obiettivo di approvare i suoi progetti e disegni di legge. Le modifiche che si stanno facendo erano già da tempo nell’aria”.
Fonte: la7.it
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