Minacce con l’aggravante della modalità del metodo mafioso. È il reato che la Procura di Genova ha iscritto nel fascicolo sulla lettera indirizzata al Procuratore capo di Prato Luca Tescaroli. Nella missiva recapitata il 29 luglio nel suo nuovo ufficio - da poco il magistrato ha lasciato la procura fiorentina - era scritto: “Ti faremo saltare con il tritolo. Finiremo quello che abbiamo iniziato”. Un foglio scritto al computer, senza firme, imbustato e spedito da Firenze il 18 luglio, come si evince dal timbro postale.
Tescaroli vive da anni sotto scorta. Ha condotto indagini sulla strage di Capaci, sul fallito attentato all’Addaura, sull’omicidio del banchiere Roberto Calvi, su Mafia Capitale ma anche fascicoli sulla criminalità cinese e l’infiltrazione nell’imprenditoria, su scambi di favore con le autorità, casi d’abuso d’ufficio e corruzione.
Assieme ai colleghi Francesco Paolo Giordano e Antonella Sabatino, per la strage di Capaci ottenne in via definitiva le condanne di 37 mafiosi (29 ergastoli, tra componenti della Cupola, accusati di avere deciso l'eccidio, ed esecutori materiali).
Il 2 giugno 1997, pochi giorni dopo le richieste di condanna, il magistrato, all'epoca 32enne, sfuggì ad un attentato mentre era in vacanza con la propria fidanzata a Maratea, sulla spiaggia del lido del “Macarro”, in Basilicata. Volevano ucciderlo con un fucile a doppia canna lunga e con un'altra arma a canna corta. Su quell'attentato indagò la Procura di Potenza per i reati ipotizzati a carico di persone non identificate di detenzione e porto abusivo di armi e resistenza a pubblici ufficiali.
A giugno dello scorso anno, invece, scattò l’allarme bomba dopo il ritrovamento di una scatola metallica sospetta, con dei fili elettrici che fuoriuscivano all'esterno, davanti al portone d’ingresso dell’abitazione del procuratore Tescaroli. La Procura genovese aveva aperto un fascicolo a carico di ignoti per minaccia grave e violenza a pubblico ufficiale.
Ora, invece, la minaccia di morte con l’utilizzo del tritolo. Un chiaro riferimento alla strategia della tensione attuata da Cosa nostra nel biennio '92-'94.
Prima di lasciare la procura di Firenze, Tescaroli stava conducendo una lunga inchiesta - assieme al procuratore Luca Turco - per svelare i mandanti esterni proprio delle stragi politico-mafiose del ’93-’94. Un lavoro che ha portato a indagare il fondatore di Forza Italia, Silvio Berlusconi (fino alla sua morte) e il suo braccio destro Marcello Dell’Utri.
Foto © Francesco Ciotti
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