Restrizione forse legata al fascicolo aperto dalla Procura di Verona sulla presunta richiesta di contatti con la ‘Ndrangheta
Le visite in carcere per Chico Forti sono state limitate. A partire dal 4 luglio scorso, l’ergastolano condannato nel 2000 negli Stati Uniti per l’omicidio dell’imprenditore australiano Dale Pike, e attualmente detenuto nel carcere di Montorio, a Verona, non può ricevere visite dall’esterno né fare telefonate, tranne quella riservata alla madre 96enne. Il provvedimento - ha reso noto “Il Fatto Quotidiano” - è stato adottato dopo che la Procura di Verona ha aperto un fascicolo a seguito di una presunta richiesta da parte di Forti di poter entrare in contatto con le cosche della ‘Ndrangheta per “mettere a tacere” i due giornalisti, Marco Travaglio e Selvaggia Lucarelli, insieme a una terza persona la cui identità rimane sconosciuta. È stato lo stesso destinatario della proposta - un detenuto di origini calabresi coinvolto in una vicenda giudiziaria in Piemonte - a riferire l’accaduto a un garante dei diritti dei detenuti, perché preoccupato per l’incolumità delle persone coinvolte.
Attualmente, nonostante la Procura di Verona abbia avviato un'inchiesta, non sussistono reati né persone indagate. La presunta richiesta avanzata da Forti, che avrebbe offerto futuri favori come segno di riconoscenza, sarebbe stata formulata a causa degli articoli poco lusinghieri che i giornalisti Marco Travaglio e Selvaggia Lucarelli hanno scritto sul Fatto Quotidiano in riferimento all’arrivo di Forti in Italia, avvenuto il 18 maggio scorso, alla presenza della premier Giorgia Meloni. Per il rientro di Forti in Italia, infatti, Travaglio ha scritto un articolo dal titolo eloquente: “Bentornato assassino”. La restrizione - ha precisato “Il Fatto Quotidiano” - non è stata chiesta dalla Procura, che in questo momento sta analizzando la lista delle persone che hanno fatto il loro ingresso nel carcere di Montorio per fare visita a Forti. All’interno dell’elenco “non vi sarebbero nomi significativi, a parte il deputato Andrea Di Giuseppe di Fratelli d’Italia e il presidente del consiglio provinciale di Trento, il leghista Roberto Paccher”.
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