Si chiama 'App': dovrebbe essere il portale messo a disposizione delle procure della repubblica dal ministero della giustizia guidato da Carlo Nordio con lo scopo di digitalizzare tutti gli atti relativi ai processi. Su di essa dovrebbero viaggiare tutti i provvedimenti dei pm, dalla richiesta di arresto a una perquisizione, con l’ovvio via libera del gip. Ma già a novembre del 2023 la famosa 'App' era finita nel mirino di diverse contestazioni: non è un sistema maneggevole, non permette di capire a che punto è l'indagine, quali sono gli atti già compiuti, quali sono ancora da fare e soprattutto non segnala quali sono quelli più urgenti, da compiere nell'immediato perché incombono delle inderogabili scadenze. Ad esempio quelle che riguardano un arresto.
E poi ancora: l'impossibilità del magistrato, in casi di urgenza, di modificare eventuali errori oppure di aggiungere dei dati o di emettere i provvedimenti anche su fascicoli che sono in corso di iscrizione.
La sperimentazione era iniziata in undici uffici dal 30 ottobre scorso ma i magistrati si erano allarmati sin da subito.
I magistrati incaricati di eseguire l'analisi del sistema - Paolo Abbritti, Mario Andrigo, Fernanda Iannone, Silvana Pucci, Alberto Santacatterina, Bianca Maria Todaro - in un documento inviato al Csm lo scorso 23 ottobre hanno segnalato diversi aspetti critici: parlano di “una sperimentazione necessariamente incompleta, solo su pochi fascicoli virtuali, composti da pochissimi atti spesso privi di ogni contenuto, e mai su fascicoli simili a quelli reali”. Ma già questa verifica ha permesso di constatare “frequenti blocchi ed errori nelle varie funzionalità dell’applicativo”. In primis la difficoltà di “gestire la redazione di atti e provvedimenti”. Tant’è che "allo Stato anche la creazione del più semplice degli atti passa per il tramite di un wizard che conduce il magistrato a formare l’atto percorrendo una strada obbligata, ma complessa e farraginosa, che allunga notevolmente i tempi per predisporlo”.
L’allarme riguarda anche il fatto che “oltre ad appesantire la redazione anche degli atti più semplici, la soluzione del wizard rischia di condurre a una ‘cancellierizzazione’ dell’attività del magistrato, conseguendo così un risultato opposto a quello auspicato con la scelta di informatizzare il flusso del procedimento penale".
Commissione Csm: bocciata App Nordio
Come riportato dal 'Fatto Quotidiano' la VII Commissione del Csm ha bocciato 'App': lo strumento si e rivelato sinora “gravemente insufficiente e incompleto: pur limitato alla fase più semplice e meno cruciale delle indagini preliminari (…) l’uso di ‘App’ ha sinora avuto il risultato di rallentare enormemente la produttività degli uffici, rendendo farraginose e complesse attività processuali in precedenza ben più semplici e spedite”.
Secondo i consiglieri hanno segnalato che la lentezza dei processi può essere aggravata anche da “numerosi bug che ne comportano una permanente instabilità, con ripetute segnalazioni di errore e perdita di provvedimenti…”. Nella relazione infatti si spiega che la rete, data la sua insufficienza, non potrà reggere il traffico di dati con “l’effetto di paralizzare l’attività giurisdizionale o di renderla più lenta”.
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