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Al Generale della Finanza Stefano Screpanti contestati i reati di favoreggiamento alla mafia e falso

La procura di Caltanissetta ha ipotizzato i reati di favoreggiamento alla mafia e falso a carico del generale di corpo d'armata della Guardia di Finanza Stefano Screpanti.
I reati, secondo quanto riportato da 'Repubblica', sono stati contestati all'alto ufficiale dal pool coordinato dal procuratore di Caltanissetta Salvatore De Luca e dall’aggiunto Pasquale Pacifico.
L'ambito è quello dell'indagine riciclaggio, condotta fra il gennaio e il marzo 1992, nata su input della Procura di Massa Carrara (sostituto procuratore Augusto Lama), che aveva puntato i riflettori sulle infiltrazioni di Cosa nostra nelle cave di marmo in Toscana. L’inchiesta riguardava i fratelli Nino e Salvatore Buscemi, imprenditori mafiosi vicini a Totò Riina poi divenuti soci del gruppo Ferruzzi di Raul Gardini.
Durante l'inchiesta vennero fatte delle intercettazioni e il Gico della Guardia di finanza di Palermo scrisse all’allora sostituto procuratore Gioacchino Natoli che le intercettazioni sui mafiosi Antonino Buscemi e Francesco Bonura erano irrilevanti.
Stefano Screpanti (all'epoca comandante della seconda sezione), secondo la ricostruzione degli investigatori, presentò al magistrato un rapporto e una selezione di 29 trascrizioni di intercettazioni, che secondo i magistrati nisseni, non sarebbero state riportate del tutto. Intanto, sono stati ascoltati come testimoni diversi componenti dell’allora nucleo di polizia tributaria di Palermo mentre all'Alto Ufficiale della Guardia di finanza è stato notificato un avviso a comparire per questa settimana.


Il riascolto delle bobine

La Procura di Caltanissetta ha fatto riascoltare i nastri che sono al centro dell'intera indagine nissena. Recuperate nell’archivio dalla Procura di Palermo era stato lo stesso Natoli a chiedere una verifica.
Il dato che però emergerebbe dal riascolto delle bobine, operato dai finanzieri del comando provinciale di Caltanissetta, è che in quelle intercettazioni vi sarebbero elementi rilevanti. Nello specifico i boss parlavano dell’aggiustamento di un processo e di alcuni imprenditori insospettabili che avrebbero fatto da prestanome.

Fonte: palermo.repubblica.it

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