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Si è concluso con la prescrizione il processo "Breakfast" a carico dell'ex ministro dell'Interno e attuale sindaco di Imperia Claudio Scajola. Lo ha deciso la prima sezione della Corte d'Appello di Reggio Calabria, presieduta da Monica Lucia Monaco, che nella sentenza ha confermato anche l'assoluzione, già decisa in primo grado, per altri due imputati, Martino Politi e Maria Grazia Fiordalisi, ex collaboratori dell'ex parlamentare di Forza Italia Amedeo Matacena. Ricordiamo che l'ex latitante Matacena è morto il 16 settembre 2022 a Dubai dove si era rifugiato da dieci anni dopo essere stato condannato in via definitiva a tre anni di reclusione, a conclusione del processo "Olimpia", per concorso esterno in associazione mafiosa.

Claudio Scajola, nel gennaio del 2020, era stato condannato in primo grado a due anni di reclusione per il reato di procurata inosservanza della pena nei confronti di Matacena, dopo che la Procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, rappresentata in aula dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo, aveva chiesto per il sindaco di Imperia la derubricazione originaria del reato di concorso esterno in associazione mafiosa.

Essendo venuta meno l'aggravante mafiosa, nel dibattimento di primo grado era stata la stessa Procura generale, nel corso della requisitoria tenuta lo scorso novembre, a chiedere nei confronti di Scajola il non luogo a procedere per sopravvenuta prescrizione. Nell'ambito dell'inchiesta "Breakfast", nel 2014, l'ex ministro Scajola era stato anche arrestato dalla Dia. Nel processo era imputata anche Chiara Rizzo, l'ex moglie di Matacena, condannata in primo grado a un anno di reclusione, con pena sospesa. Nel dicembre del 2022, dopo la morte di Matacena, sia la difesa di Rizzo che la Procura generale avevano rinunciato all'appello. Motivo per il quale, nei confronti dell'imputata la sentenza di primo grado è diventata definitiva.

Foto © Imagoeconomica

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