Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

Dall’inchiesta della procura di Firenze emerge come l’ufficiale Turini fosse a disposizione anche di imprenditori in cambio di doni e favori

Sergio Turini (in foto), il comandante della compagnia dei carabinieri di Prato arrestato con l’accusa di corruzione e accesso abusivo a sistema informatico, si era attivato anche per fare da endorsment alla candidata del consiglio comunale di Poggibonsi, Simona Codevilla. Agli atti dell’inchiesta condotta dai magistrati della procura di Firenze Luca Tescaroli, Lorenzo Boscagli e Massimo Petrocchi ci sono le conversazioni con la candidata al consiglio comunale di Poggibonsi (non indagata), risalenti al 20 maggio scorso, allo sprint finale della campagna elettorale. L’ufficiale dell’Arma, come riporta La Repubblica, sembra proporre alla candidata un escamotage per accaparrarsi voti con il minimo sforzo, parlando di una Rsa a Poggibonsi dove avrebbe vantato “agganci” grazie alle conoscenze ricavate nel periodo in cui era comandante della locale compagnia.
Guarda che al Burresi votano, lì i ricoverati votano..., allora c’è la possibilità di avere… insomma, un po’ di movimento”, affermava. “Si vota si vota, c’è tutti gli agganci giusti (…) con gli anzianotti son tutti… gli dico io cosa votare, votano tutti, va portato i santini”.
Glieli porti tu”, affermava Codevilla al militare in merito ai “santini” (i volantini elettorali) da far arrivare nella struttura. “Insomma si, tutto ha un prezzo”, puntualizzava però Turini. “Tu portali, fammi votare e poi alla fine ti dar… se vengo eletta pago il mio pegno”, rassicura la candidata. “Ah ah ah, sei un tesoro”, aggiungeva.
Due settimane prima, emerge dagli atti, un altro contatto seguito da un incontro a pranzo a Monteriggioni: “Ho bisogn… vorrei raccogliere un po’ di firme”; dice la candidata, che risulta impiegata per la Asl di Siena. “Hai da chiamare qualcuno di Poggibonsi che mi dà qualche firma?”. “Conoscere conosco tanti”, rispondeva il carabiniere. “Tu lo sai però che non è facile nel senso che gli dico, oh mi andate a firmare”. Lei, a quel punto, insiste: “No ma c’è una dici una mia amica che gli date le firme per la lista ma ne mancano poche, cinque o sei devo chiamare anche io qualcuno (…) dai cinque o sei fir, cinque o sei persone cazzo, quando chiamavate voi per i vaccini”. Replica Turini: “Non che c’entra è un’altra cosa”: E lei: “C’entra c’entra”.
Le conversazioni sono state depositate nei giorni scorsi dalla procura, insieme ad altri verbali e annotazioni.


tribunale firenze ima 1438331

Tribunale di Firenze


Gli altri favori

Non solo la candidata meloniana, secondo i pm, Turini si era messo a disposizione dell’imprenditore Riccardo Matteini Bresci (ai domiciliari) e del capo di una agenzia investigativa di Torino, Roberto Moretti, dando informazioni riservate e garantendo una corsia privilegiata nei rapporti con l’Arma, tutto in cambio di bottiglie di vino pregiato (una perizia svolta nella cantina dell’ufficiale svela che questi possiede una collezione di vini da circa 31mila euro) e poi un viaggio pagato per il figlio negli Usa, ma anche pressioni da parte di Matteini sul sottosegretario Giorgio Silli (ex assessore al comune di Prato) per farlo restare a capo della compagnia di Prato. Il comandante avrebbe intrecciato rapporti con ambienti dell’alta imprenditoria pratese - cinese e italiana - e anche pezzi della politica, come documentato dalle cene organizzate nei locali dell’Arma con politici, sindaci e imprenditori.
Dall’inchiesta spuntano anche le presunte pressioni fatte da Turini per conto di Matteini Bresci su una famiglia proprietaria di alcune baracche a ridosso dell’azienda dell’imprenditore, e diventate oggetto di un’accesa disputa.
Dopo una prima trattativa di acquisto, secondo i proprietari finita bruscamente per via dell’atteggiamento arrogante dell’imprenditore, la famiglia sarebbe stata indotta con l’inganno a considerare l’ipotesi della cessione dopo la visita a sorpresa - con tanto di uniforme - di Turini nel negozio del figlio del proprietario, scattata, probabilmente, proprio su input di Matteini Bresci.
L’ufficiale si sarebbe presentato “in amicizia”, lasciando intendere all’uomo che se non avesse trovato un accordo per la cessione dei casolari a Matteini Bresci avrebbe rischiato di vederli demoliti senza ottenere niente, per presunte irregolarità. “Rimasi basito - ha detto il proprietario dei casolari agli - gli feci vedere che era tutto condonato e che non poteva esserci una demolizione. Turini però insisteva con il fatto che la stalla era nell’alveo del fiume, io allora pensai che, poiché Turini era in divisa e io avevo molto rispetto per l’Arma, ci fosse un’indagine della magistratura che potesse portare alla demolizione”. I familiari a quel punto avrebbero investito del caso un geometra, che avrebbe confermato però la regolarità delle strutture. Al tempo stesso, si sarebbero però convinti a vendere: “Preciso che l’intervento di Turini ha avuto un peso notevole per indurci a vendere - continua nella dichiarazione agli inquirenti il proprietario - Ricordo anche che un paio di giorni dopo che Turini venne da lui io dissi a mio figlio ‘Dio bono, cazzo questa è mafia, ma siamo in Toscana’”.

Fonte: La Repubblica Firenze

Foto © Imagoeconomica

ARTICOLI CORRELATI

Arrestato tenente colonnello Carabinieri per corruzione: avrebbe favorito amici imprenditori

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos