La corte d'appello di Caltanissetta, presieduta da Giovanbattista Tona, ha dichiarato prescritta l'accusa di calunnia aggravata dall'aver favorito la mafia contestata al funzionario di polizia Mario Bo, all'ispettore Fabrizio Mattei e all'agente Michele Ribaudo, finiti sotto processo per il depistaggio delle indagini sulla strage costata la vita al giudice Paolo Borsellino e ai 5 agenti della scorta Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina e Vincenzo Li Muli.
A parziale riforma della sentenza di primo grado è stato invece dichiarato prescritto il reato anche per il terzo poliziotto imputato Michele Ribaudo che in primo grado era stato assolto. La decisione è arrivata dopo otto ore di camera di consiglio. I giudici non hanno ritenuto per gli imputati l’aggravante di aver commesso il reato per favorire Cosa nostra, per questo è scattata la prescrizione del reato di calunnia.
Lo scorso aprile, al termine della requisitoria, il procuratore generale di Caltanissetta, Fabio D'Anna, il sostituto procuratore Maurizio Bonaccorso (applicato in secondo grado) e il sostituto Gaetano Bono avevano chiesto la condanna a 11 anni e 10 mesi di carcere per Mario Bo e 9 anni e 6 mesi ciascuno per Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo. Le stesse pene richieste nel processo di primo grado.
Ai poliziotti veniva contestato di fatto di aver partecipato al depistaggio delle indagini sulla strage di via d'Amelio inducendo il falso pentito Vincenzo Scarantino a mettere a verbale bugie e ad accusare ingiustamente degli innocenti, che poi furono condannati all’ergastolo per la strage.
Già in primo grado il tribunale di Caltanissetta aveva dichiarato prescritte le accuse contestate a Mario Bo e Fabrizio Mattei, mentre il terzo imputato, Michele Ribaudo venne assolto.
"E' stata esclusa l'aggravante mafiosa per tutti gli imputati ma, a differenza del primo grado, è stata riconosciuta la responsabilità dell'imputato Michele Ribaudo la cui posizione è stata dichiarata prescritta perché è passato troppo tempo dal momento dei fatti. Quindi è un mezzo accoglimento di quelli che sono stati i motivi di appello della procura generale e un totale rigetto di quelli delle altre parti - ha affermato D'Anna rispondendo ai giornalisti dopo la lettura della sentenza - Sul mancato riconoscimento dell'aggravante mafiosa valuteremo, una volta lette le motivazioni della sentenza se proporre ricorso per Cassazione o meno". Soddisfazione per la sentenza è stata espressa dall'avvocato Fabio Trizzino mentre gli avvocati difensori dei poliziotti hanno ribadito che per avere una completa chiarezza sull'orientamento espresso dalla Corte è necessario leggere le motivazioni della sentenza.
Foto © Imagoeconomica
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