Separazione delle carriere propedeutica per assoggettamento dei pm
Lo diciamo subito: il testo definitivo ancora non c'è ma è già stato dato il via libera in Consiglio dei Ministri. Cosa non da poco.
La riforma platealmente di stampo piduista che a tutta velocità viaggia attraverso il percorso tracciato dal criminale Licio Gelli nel suo programma di rinascita democratica ora dovrà passare al vaglio delle commissioni competenti per materia, poi arriverà alle camere.
Secondo le ipotesi prevalenti è prevista l'istituzione di un’Alta Corte, vecchia idea del Partito democratico; istituzione di due Consigli superiori della magistratura (con quota aumentata dei laici), uno composto dai magistrati requirenti e l'altro da quelli giudicanti, con carriere separate. In ogni caso a presiedere resterebbe (in teoria) il presidente della Repubblica.
Un punto ancora da chiarire dal momento che pochi giorni fa il capogruppo alla Camera Riccardo Molinari ha auspicato - in mezz’ora su RaiTre - che il pubblico ministero sia posto sotto le direttive del ministero della giustizia.
Esultano Forza Italia, il partito fondato da un uomo di mafia, Marcello Dell'Utri (condannato con sentenza definitiva per concorso esterno in associazione mafiosa, pena scontata) assieme a tutta la maggioranza di governo.
Qualche punto, però, non è stato toccato: l'articolo 112 della Costituzione sull’obbligatorietà dell’azione penale (storica battaglia berlusconiana) non dovrebbe subire mutamenti. Ma d'altronde non c’è bisogno: con la riforma Cartabia di fatto il Parlamento potrà già dettare le linee alle procure e indicare quali reati perseguire e quali no. Per non parlare delle trovate sulle intercettazioni che renderanno impossibili le indagini sui colletti bianchi e la corruzione. In altre parole: il 122 rimarrà sulla carta, ma svuotato nella sostanza.
Altro tema riguarda i poteri del Capo dello Stato: di fatto con la riforma parallela del premierato si trasformerà il Presidente della repubblica in un notaio della maggioranza di turno (di questo ce ne siamo occupati in un precedente articolo.
Il colpo di grazia però verrà dato dalla riforma della giustizia in quanto, con l'aumento della componente politica del Csm (o dei Csm) il presidente della Repubblica rimarrebbe l'unico elemento istituzionale a difesa dell'indipendenza e dell'autonomia del Consiglio Superiore della Magistratura da soggezioni esterne che andrebbero a colpire successivamente i singoli magistrati.
E quindi evidente che dal momento che questo intero assetto istituzionale viene messo in discussione non sarà più possibile parlare 'solamente' della semplice divisione delle carriere, ma si dovrà anche creare un nuovo statuto dell’ordine giudiziario e rivedere le relazioni con gli altri poteri dello Stato.
“Con il ddl governativo sulla separazione delle carriere si completa il progetto di demolizione del nostro assetto democratico previsto nella Costituzione”, attaccano Stefania Ascari, Anna Bilotti, Federico Cafiero de Raho, Valentina D’Orso, Carla Giuliano, Ada Lopreiato e Roberto Scarpinato. “Dopo il premierato che annulla Quirinale e Parlamento, compiendo un impressionante accentramento di potere sul capo del governo, dopo l’autonomia che sbriciola i principi di giustizia sociale sanciti dalla Carta, arriva il colpo finale all’ordine giudiziario. Ogni anno sono una manciata i magistrati che cambiano funzione, il passaggio da un ruolo all’altro purtroppo è già ampiamente limitato. La verità è che stanno portando a compimento il disegno di sottomissione dei pm al potere politico”.
La separazione delle carriere
Il Consiglio dei Ministri ha approvato la separazione delle carriere per i magistrati.
La cavalleria garantista - piduista sta ripetendo da anni lo stesso mantra: servirà alla “specializzazione” del pubblico ministero e garantirebbe l'indipendenza del giudice scongiurando ogni rischio di un suo pregiudizio favorevole o di subalternità rispetto all’ufficio dell’accusa.
Questa 'cultura del limite' (inteso come taglio netto tra le due categorie) presenta delle profonde lacune a cui difficilmente è stata data una soluzione completa: per esempio, una volta attuata una netta separazione delle carriere, con due organi di governo autonomo differenziati prevarrà il più liberale e più aperto modello di pubblico ministero oppure il pm diventerà una sorta di 'avvocato' delle Forze di Polizia e quindi da esse totalmente dipendente?
Inoltre sullo sfondo resta sempre e comunque la prospettiva – da sempre negata dai sostenitori della separazione – dell’assorbimento nella sfera dell’esecutivo del pubblico ministero ormai separato dall'ordine giudiziario.
Per la cavalleria garantista questo non avverrà mai, almeno per ora.
Dati i tempi che corrono è facile ipotizzare che ai primi attriti con la politica, i pm (che sono frequenti in Italia come in nessun altro Paese) potrebbero essere presentati come una entità da ricondurre sotto l'egida del potere politico al pari di quanto avviene negli Stati Uniti.
Due concorsi?
La Costituzione repubblicana parla di un unico ordine giudiziario. In particolare l’art. 107, terzo comma recita che "i magistrati si distinguono tra di loro soltanto per diversità di funzione".
Nell'azione di tale principio, con la separazione delle carriere, aprirà di fatto la strada ad una esasperata gerarchizzazione oltre che di trattamenti economici differenziati all’interno del corpo delle due magistrature giudicanti e requirenti.
"Alla magistratura professionale si accede per concorso pubblico" (art. 106, comma I, Costituzione): ma se nasceranno ulteriori differenze in seno alla magistratura è logico pensare che anche il regime dei concorsi dovrà adeguarsi.
Una pericolosa aspirazione dal momento che dividere la conoscenza del diritto e la comprensione delle regole processuali danneggerà il percorso di alta formazione di cui i magistrati hanno bisogno.
I due Csm
Carlo Nordio ha proposto la norma incostituzionale rivoluzionando il metodo di elezione di entrambi i futuri Csm.
È previsto infatti che siano composti interamente da membri selezionati tramite sorteggio: sia i cosiddetti “laici”, professori e avvocati, che restano un terzo del totale, sia i “togati“. Per questi ultimi il sorteggio sarà "secco" cioè individuerà direttamente i futuri consiglieri.
Il tema è già all'esame della commissione giustizia del Senato nella forma ddl n.154 promosso dal senatore di Forza Italia Pierantonio Zanettin.
L'ex procuratore generale di Palermo e oggi senatore Roberto Scarpinato, intervenendo in commissione giustizia, ha centrato un punto fondamentale per sconfiggere il carrierismo esasperato e il correntismo: "L'esaltazione del carrierismo e della gerarchia sia alla base anche della degenerazione delle correnti perché alimenta l'individualismo collettivo e l'ambizione dei singoli. Ed è un modello completamente alternativo a quello voluto dalla nostra costituzione che dice che i magistrati si distinguono solo per funzioni e che quindi la gerarchia non dovrebbe contare niente. E quindi mi chiedo se forse non bisogna 'rompere il giocattolo': cioè evitare l'individualismo collettivo alimentato dal carrierismo per esempio abbattendo il numero degli incarichi per i quali si fanno i concorsi e che ha trasmodato il Csm in un concorsificio.
Gli incarichi semi direttivi che sono numerosi potrebbero essere assegnati per anzianità salvo de merito, salvo che sia accertata l'incompetenza della persona.
Perché a questo punto si aprirebbe una contraddizione sistemica: da una parte si ritiene che mediante il sorteggio chiunque può arrivare al vertice dell'autogoverno del Csm e dall'altra parte si farebbe un concorso per incarichi semi direttivi.
Ma allora se all'interno della magistratura è in grado di esercitare funzioni di governo interno eliminiamo anche i concorsi per gli incarichi direttivi o semi direttivi".
Per Scarpinato occorre operare su un altro versante: "Cioè non penso che si possa risolvere con la legge elettorale questa massa di problemi se non c'è in campo un modello della magistratura".
L'Alta Corte
Il Csm verrà spogliato dalle sue funzioni disciplinari; queste saranno trasferite ad un'Alta Corte composta da 15 giudici, sei “laici” e nove “togati“. Tutti scelti tramite sorteggio.
Tra i primi, tre saranno nominati dal presidente della Repubblica “tra professori ordinari di università in materie giuridiche e avvocati con almeno vent’anni di esercizio”, altri tre “estratti a sorte da un elenco di soggetti in possesso dei medesimi requisiti che il Parlamento in seduta comune, entro sei mesi dall’insediamento”, dovrà “compilare mediante elezione”. Dallo stesso elenco saranno sorteggiati i consiglieri laici di entrambi i Csm. I giudici disciplinari togati, invece, saranno “sei magistrati giudicanti e tre requirenti estratti a sorte tra gli appartenenti alle rispettive categorie, con almeno vent'anni di esercizio delle funzioni giudiziarie e che svolgano o abbiano svolto funzioni di legittimità", cioè di giudici o pm della Corte di Cassazione.
La durata della corte è di quattro anni (come quelli del Csm) e il loro incarico non può essere rinnovato.
Per quanto riguarda i ricorsi, mentre ora le decisioni della Sezione disciplinare del Csm possono essere impugnate di fronte alle Sezioni unite della Cassazione, contro le sentenze dell’Alta corte dovrà essere fatto appello alla stessa Alta corte, che deciderà in secondo grado con una composizione differente.
Foto © Imagoeconomica
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