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Secondo il gip si è appropriato della vettura per le più varie esigenze di carattere personale concedendola anche alla moglie

Dopo lo scandalo del ristorante della Palermo bene che aveva travolto Gianfranco Miccichè per questioni relative al traffico di cocaina (non è indagato) e il suo amico chef Mario Di Ferro (che ha patteggiato per detenzione e spaccio di droga), l’ex presidente dell’Assemblea regionale siciliana ha una nuova gatta da pelare. Il gip di Palermo ha infatti imposto il divieto di dimora a Cefalù (Palermo) al deputato regionale del Gruppo Misto per aver usato per fini personali l'auto che gli era stata assegnata per svolgere le funzioni istituzionali. Al politico sono stati sequestrati anche 12 mila euro. L'accusa è di peculato, truffa aggravata ai danni dell'Ars e false attestazioni sulla presenza in servizio. Coinvolto nella inchiesta anche un suo collaboratore, che gli fa da autista. "Andrò a spiegare tutto ai magistrati - dice Miccichè all'Adnkronos - Io non credo di avere commesso atti illeciti. Se è un illecito dare un passaggio a mia moglie. Va bene, questo non posso negarlo. Forse ho fatto qualche leggerezza ma nulla di grave". Miccichè ha la villa al mare a Sant'Ambrogio, a Cefalù, nel palermitano, dove trascorre tutta l'estate e dove vive anche durante l'anno. "Sto tornando a Palermo", ha detto all'Adnkronos. "Perché se resto a Sant'Ambrogio rischio magari l'arresto...". E ha aggiunto: "Non vi è dubbio che potrei avere commesso qualche errore ma davvero non ci trovo niente di male. Se questo è peculato... Io non ho nulla da rimproverami, forse ho commesso, lo ripeto, qualche leggerezza". E ricorda che "per regolamento" l'ex Presidente dell'Ars ha in dotazione l'auto blu. Che adesso non avrà più.


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Maurizio de Lucia, Procuratore capo di Palermo © Paolo Bassani


La misura cautelare è stata emessa dal gip di Palermo su richiesta del Procuratore capo Maurizio de Lucia. Destinatario del provvedimento anche il collaboratore Maurizio Messina, assistente parlamentare con funzione di autista di Miccichè che ha l'obbligo di dimora a Palermo e Monreale. L'ordinanza è stata eseguita dai militari del Nucleo di Polizia economico finanziaria della Gdf di Palermo. In tutto è stato anche disposto il sequestro di 24 mila euro quale "profitto dei reati di peculato, truffa aggravata ai danni dell'Ars e false attestazioni sulla presenza in servizio del dipendente pubblico, a vario titolo contestati". Il provvedimento, come dice la Procura è stato emesso "sulla scorta degli elementi probatori acquisiti in fase di indagine preliminare, pertanto, in attesa di giudizio definitivo sussiste la presunzione di innocenza".


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Gianfranco Miccichè in auto blu davanti Villa Zito


Scrive il gip che le condotte di peculato contestate "restituiscono un quadro a dir poco desolante, caratterizzato da un costante piegamento all'assolvimento di interessi del tutto privati di un bene in dotazione a una pubblica amministrazione e con una regolamentazione del suo utilizzo a destinazione pubblicistica”. E ancora. “Miccichè serbando il tipico atteggiamento 'uti dominus' sulla vettura di servizio, si è di fatto appropriato della stessa non solo a suo piacimento del mezzo e del relativo autista per le più varie esigenze di carattere personale ma consentendo anche che ne disponessero in analoga maniera i suoi familiari (la moglie) e i suoi collaboratori domestici", si legge nella ordinanza. Secondo il giudice di indagini preliminari “appare evidente l'uso dell'auto blu dell'ex Presidente dell'Ars Gianfranco Miccichè, che ha avuto il provvedimento di divieto di dimora a Cefalù (Palermo) per peculato e truffa aggravata, avulso da qualsiasi finalità istituzionale". Come quando per il giorno del suo compleanno ha mandato l'autista a ritirare delle teglie di pasta dal suo amico Mario Di Ferro, il titolare del ristorante che ha patteggiato.

Foto di copertina © Imagoeconomica

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