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E' accusato di aver "piegato la sua funzione di sindaco" agli interessi dei "corruttori" Buzzi e Carminati

E' stata confermata in Appello la condanna per l'ex sindaco di Roma Gianni Alemanno in relazione a un filone del processo 'Mafia Capitale'. In primo grado, il 25 febbraio 2019, l'ex primo cittadino era stato condannato a sei anni per corruzione e finanziamento illecito. Nell'udienza di questa mattina il sostituto procuratore generale Pietro Catalani aveva sollecitato, invece, una condanna a 3 anni e 6 mesi per corruzione. La vicenda riguarda una presunta corruzione in cui Alemanno è accusato di aver "piegato la sua funzione di sindaco" agli interessi dei "corruttori" Salvatore Buzzi, l'ex 'ras' delle cooperative, e dell'ex Nar Massimo Carminati, ottenendo in cambio, secondo l'accusa, circa 223.500 euro, considerato il prezzo del reato di corruzione, che sarebbe avvenuta tra il 2012 e il 2014.
Sempre in primo grado, durante la sua requisitoria, il pm Luca Tescaroli, che aveva chiesto 5 anni di detenzione per Alemanno, aveva affermato che l’ex primo cittadino è stato “l’uomo politico di riferimento dell’organizzazione Mafia Capitale all’interno dell’amministrazione comunale, soprattutto, in ragione del suo ruolo apicale di sindaco. Inserito al vertice del meccanismo corruttivo ha esercitato i propri poteri e funzioni illecitamente e curato la raccolta delle correlate indebite utilità, prevalentemente tramite terzi propri fiduciari per schermare la propria persona. Gli uomini di fiducia, indagati e alcuni anche condannati in Mafia Capitale, sono stati proiezione della persona di Alemanno, che ha impiegato per la gestione del proprio potere, e si sono interfacciati con gli esponenti apicali di Mafia Capitale, suoi corruttori (Buzzi e Carminati)”.

Foto © Imagoeconomica

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