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buzzi salvatore 1di Emiliano Federico Caruso
Nel corso della quinta udienza del processo Mafia Capitale, svoltasi nella giornata di ieri nell’aula bunker di Rebibbia alla presenza della Decima sezione penale del tribunale di Roma presieduta da Rosanna Ianniello, Salvatore Buzzi (in foto) ha chiesto la parola per rilasciare le sue dichiarazioni, rivendicando la sua ferma volontà a collaborare e annunciando la sua lista di testimoni.

Già a capo della cooperativa 29 giugno e considerato, secondo gli inquirenti, il centro del meccanismo Mafia Capitale insieme all’ex nar Massimo Carminati, Buzzi si è preso circa 5 minuti in videoconferenza (per motivi di sicurezza al momento può partecipare solo in questo modo alle udienze) per spiegare spontaneamente la sua personale versione dei fatti, dichiarando inoltre di essere vittima di “Un linciaggio mediatico”.

“Dal momento del mio arresto c’è stata una gogna mediatica” ha dichiarato infatti il ras delle cooperative “Nei cinque interrogatori resi ai pm ho risposto a tutte le domande, svelando cose sconosciute ai magistrati”, spiegando in seguito di aver anche ricostruito, nel corso di questi interrogatori, il funzionamento dei vari meccanismi di corruzione. Dichiarazioni che sembrerebbero confermate, oltre che dalle intercettazioni ambientali e telefoniche, anche dagli interrogatori di Nadia Cerrito e Luca Odevaine, e in seguito alle quali l’avvocato di Buzzi ha chiesto di esaminare dichiarazioni e materiali relativi a politici, ex detenuti e giornalisti per ricostruire meglio le ipotesi di reato.

Buzzi ha rilasciato dichiarazioni anche riguardo ai continui rifiuti delle sue richieste di patteggiamento: la prima a giugno, di tre anni, sei mesi e 900 euro di multa, la seconda a inizio settembre di tre anni, nove mesi e 1000 euro, la terza di questo mese, di quattro anni, 10 giorni e 1200 euro. “Nel respingere la mia richiesta di patteggiamento” continua nei suoi cinque minuti “la Procura ha detto che nel corso degli interrogatori ho pensato a salvare i miei amici e lanciare strali verso i nemici, senza dare un contributo alle indagini. Tutto questo non è assolutamente vero, non ho amici dal 2 dicembre (inizio della prima ondata di Mafia Capitale, ndr). Ho soltanto precisato le gravi responsabilità imputate alla 29 giugno, responsabilità quasi esclusivamente mie”

Queste domande di patteggiamento, ricordiamo, si basano sulla richiesta di esclusione dell’aggravante mafiosa, quel famoso 416 bis che invece costituisce il principale atto d’accusa nei confronti di Buzzi e si inserisce nel quadro di estorsioni e corruzione relativo a Mafia Capitale. Come confermato anche dalla Cassazione, in riferimento al riesame del 9 settembre che confermò il carcere per l’ex amministratore delegato di Ama, Fanco Panzironi, “L’intera vicenda processuale, dimostra in modo inequivocabile che il presidente della cooperativa 29 giugno non ha mai corrisposto denaro se non in adempimento di patti corruttivi per acquisire vantaggi per le proprie aziende”.

Dal carcere di Tolmezzo, Buzzi si è poi espresso sull’impossibilità di essere trasferito nel carcere di Rebibbia: “Secondo l’ufficio del pm, nell’udienza del 5 novembre (la prima del maxiprocesso, tenutasi nella Città giudiziaria di Roma, ndr), non posso essere detenuto a Rebibbia perché ho tentato di impadronirmi della mensa del carcere. Anche questa affermazione va assolutamente contestata perché non vera e rappresenta in modo distorto un progetto sociale”. Secondo la versione di Buzzi, infatti, il progetto, destinato solamente all’ala femminile del carcere di Rebibbia, riguardava la realizzazione di un centro culturale per preparare pasti destinati ai centri che gestiva per l’accoglienza agli immigrati. Progetto finanziato direttamente dalle cooperative gestite da Buzzi e portato avanti, a suo dire, con la collaborazione della direzione del carcere femminile di Rebibbia, della Regione Lazio e del Dap (polizia penitenziaria).

Durante quei cinque minuti, mentre era presente in aula sua moglie commossa, Salvatore Buzzi è stato un fiume di dichiarazioni. “Questo processo sarà molto lungo” ha poi previsto “Pertanto non posso non replicare alle affermazioni fuorvianti rese dall’ufficio del pm nell’udienza di oggi e di quelle scorse, tese a inficiare le mie deposizioni” aggiungendo anche “Ho svelato cose sconosciute ai magistrati”.

Attesa per oggi la decisione dei giudici in relazione ai testimoni del maxiprocesso: mille nomi dei quali 282 inseriti dal solo Buzzi, tra i quali troviamo gli ex sindaci di Roma, Gianni Alemanno e Ignazio Marino, Giuliano Poletti, ministro del lavoro e delle politiche sociali, il magistrato Raffaele Cantone, il prefetto Franco Gabrielli, il governatore Nicola Zingaretti e Alfonso Sabella, assessore alla legalità.

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