“Avanti coi lavori, obiettivo cantieri entro l’estate”
Per la realizzazione del Ponte di Messina ''i lavori procedono, la società sta andando avanti e ribadisco obiettivo di partire con i cantieri entro la fine dell'estate''. Così il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, che sabato a margine di un convegno sull'autonomia ha aggiunto che l'opera “è qualcosa che non solo i siciliani e i calabresi ma anche gli italiani aspettano da 50 anni. Sarà una enorme opportunità di lavoro per tutta Italia, la società stima in 120 mila posti di lavoro diretti e indiretti creati negli anni della lavorazione, ci sarà un risparmio ambientale come la Tav”. A chi gli domandava se ci sono timori per eventuali infiltrazioni della criminalità, il leader del Carroccio ha risposto che “lo Stato e le imprese libere sono molto più forti delle mafie e questo sia per Ponte sia per la Tav. Penso che lo Stato sia più forte delle mafie”.
Il vicepremier ha risposto così all’inchiesta pubblicata nei giorni scorsi da Il Fatto Quotidiano in merito ai soldi pubblici che incasserà la cosca Mancuso grazie agli espropri necessari alla realizzazione del Ponte e all’assenza di controlli sui clan da parte della società Stretto di Messina Spa. Fin qui nessun reato, come ha precisato il giornalista Lucio Musolino.
Stando al progetto finale pubblicato, “in una zona rurale” denominata “Petto” tra Nicotera e Limbadi (dove imperano i Mancuso) sorgerà il Cra3. Si tratta di un deposito di materiale inerte in cui verrà realizzata una discarica monstre, dove verrà riversato materiale per oltre un milione e mezzo di metri cubi. Mentre in una seconda area verranno stoccati “ulteriori 335 mila metri cubi di materiale a carattere temporaneo”.
Rendering del ponte sullo Stretto
È una delle tante opere propedeutiche al ponte, ma per realizzarla lo Stato dovrà espropriare oltre 70 mila metri quadrati di territorio, il 90% dei quali sono di proprietà dei familiari dei Mancuso. Molti di loro sono incensurati. Parliamo di figli e nipoti di Francesco “don Ciccio” Mancuso, il boss di Limbadi (deceduto nel 1997) e di suo fratello Luigi Mancuso, detenuto al 41 bis.
Nonostante siano già stati individuati i luoghi e le rispettive particelle interessate dagli espropri - e affini -, i controlli antimafia non sono stati ancora fatti. Né sono stati varati i criteri su cui basare le ispezioni documentali. Eppure, è trascorso un anno dal decreto approvato dal Consiglio dei Ministri che ha dato il via libera alla realizzazione del ponte propagandato da Salvini come “un grande antidoto contro la mafia” e “la più grande operazione antimafia dal dopoguerra a oggi”.
L’Ad dello Stretto di Messina Spa, Pietro Ciucci, è subito corso ai ripari promettendo che “prima delle attività di occupazione delle aree e di liquidazione degli espropri e prima dell’avvio dei cantieri, saranno aggiornati i protocolli di legalità”. “Saranno aggiornati”, ha detto all’Ansa.
"Dissi che il ponte unirà due cosche e non due coste. Ma la mia non era una battuta ad effetto - ha detto don Luigi Ciotti al Fatto -. Al di là delle valutazioni ‘Ponte sì-Ponte no’, e di altre infrastrutture che non sono state fatte, qui a mancare sono soprattutto strade e autostrade". Salvini "mi invitò a vivere all'estero perché non degno di essere un italiano - ha continuato il fondatore di Libera -. Invece io amo e sono contento di essere cittadino onorario di Locri e di Pizzo Calabro. Il mio 'state attenti' è un atto d'amore verso la Calabria e verso la Sicilia. Nonostante i provvedimenti presi e tutte le valutazioni che sono state fatte, non c'è grande opera a cui i mafiosi non siano interessati. Bisogna essere molto realisti e molto concreti. Abbiamo visto anche l'ultima inchiesta in Piemonte su appalti e voti di scambio: i mafiosi riescono sempre a infiltrarsi".
Rispetto alle parole del ministro delle Infrastrutture, per il quale il Ponte è la più grande operazione antimafia dal dopoguerra, Don Ciotti afferma: "Non gli rispondo neanche. La più grande operazione antimafia è il lavoro di tutti i giorni della polizia e dei carabinieri. Bisognerebbe metterli nelle condizioni di farlo meglio, così come servirebbe rinforzare la magistratura, dotarla di nuove tecnologie”.
Foto © Imagoeconomica
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