Il giornalista sul boss di Castelvetrano: “Catturato dopo 30 anni e morto pochi mesi dopo, non ha confessato mai niente”
“La mafia, in ogni delitto eccellente e all’interno di ogni torbida storia, ha sempre avuto la possibilità di godere dell’appoggio di imprenditori e pezzi deviati dello Stato”. A dirlo è il giornalista e scrittore Nello Trocchia durante una delle ultime puntate di “Informazione Antimafia”. Con il suo intervento, il noto giornalista ha ripercorso gli anni delle stragi di mafia che hanno anticipato il passaggio dalla Prima alla Seconda Repubblica. Ha ricordato vicende come quelle di Vincenzo Scarantino: un collaboratore di giustizia che “nemmeno da spacciatore poteva essere credibile. Non ci voleva certamente una Zingara per capire chi fosse realmente Scarantino. A un certo punto - ha ricordato Trocchia - Scarantino venne creduto perché ha raccontato di aver origliato durante un vertice di mafia in cui era presente anche Totò Riina”. Peccato che lo stesso Scarantino, ad un vertice di mafia, “nemmeno riesce ad avvicinarsi, dal momento che non conta niente”. Poi, il racconto di una sua intervista fatta proprio a Scarantino. “Ricordo che durante un’intervista, Scarantino mi disse una frase: ‘Dottore, sa qual’è il problema? Se io avessi detto che il ciuccio vola, tutti avrebbero scritto che il ciuccio vola’. Questo - ha spiegato il giornalista - significa che lo Stato prima si è ridotto a vestirlo come un pentito, poi a credere ad ogni sua parola per teleguidarla”. Nello Trocchia è anche autore di un libro scritto insieme al giornalista Giacomo Di Girolamo, dal titolo “Una vita tranquilla - Latitanza e cattura, verità e misteri” (Zolfo Editore). Si tratta di una ricostruzione fedele degli ultimi mesi di vita del boss stragista Matteo Messina Denaro. “Questo è un libro di dubbi legittimi che riconosce un risultato enorme: quello della cattura di Messina Denaro. Il boss è stato catturato dopo 30 anni di latitanza ed è morto pochi mesi dopo senza raccontare nemmeno una verità” utile alle indagini. Anche per questo motivo, “finita la cronaca fatta di complici e viagra”, bisognava chiarire alcune anomalie che si sono avvicendate fino al suo arresto. “I personaggi che troverete all’interno di questo libro - ha aggiunto - tranne qualcuno, non c’è uno che sia bianco, oppure nero, ma tutti opachi. Personaggi definiti da alcune procure come dei veri inquinatori di pozzi e tra questi, anche alcuni collaboratori di giustizia”. Tra i vari personaggi poco chiari, anche l’ex sindaco di Castelvetrano, Antonio Vaccarino, noto per aver intrattenuto una corrispondenza con il boss latitante Matteo Messina Denaro. “Un pezzo di Stato ha definito Vaccarino come uno che avrebbe potuto contribuire a catturare Messina Denaro, oppure a farlo costituire. Mentre, un altro pezzo di Stato ha spiegato che Vaccarino continuava a delinquere. Difatti, è morto qualche anno fa dopo una condanna in primo grado.” - prosegue - “Addirittura all’interno di una lettera, l’imprendibile ed efferato criminale stragista Messina Denaro minaccia Vaccarino, ma l’ex sindaco torna a vivere a Castelvetrano”, luogo di nascita dell’imperdibile e pericolosissimo boss di Cosa nostra.
ARTICOLI CORRELATI
'Mafia Connection', sul Nove quattro docu-inchieste con Nello Trocchia
Nello Trocchia racconta i ''Casamonica'', storia di un clan sottovalutato
La cattura di Matteo Messina Denaro e le domande senza risposta
Muore di covid l'ex ''sindaco dei misteri'' Vaccarino
Caso Vaccarino, si rifarà il processo dell'ex Sindaco di Castelvetrano
Depistaggio via D'Amelio, Seminara accusa Scarantino ''calunniatore seriale''