La comunità “Il Bene Comune”: “Grave discriminazione contro comunità palestinese”
“Il Bene Comune Pordenone denuncia la grave discriminazione operata ieri nei confronti della comunità palestinese”. A scriverlo è, appunto, la comunità politica friulana delle consigliere Lucia Cibin e Nicoletta De Bellis in risposta al trattamento riservato dalle autorità pordenonesi nei confronti di coloro che hanno manifestato nei giorni scorsi la propria solidarietà al popolo palestinese e la pace in Medio Oriente. Il presidio, previsto nella centralissima Piazza Cavour, è stato spostato in una piazza secondaria e privato di amplificazione audio.
“La stessa comunità aveva richiesto la disponibilità di piazza Cavour per lo svolgimento di una manifestazione di condanna e di denuncia delle atrocità e dei massacri a cui la popolazione palestinese è in questo momento sottoposta - ha scritto “Il Bene Comune” su Facebook -. Non solo è stata loro negata quella piazza centrale e con grande visibilità per la nostra città, spostando d’ufficio l’evento in piazza Risorgimento, decisamente più decentrata e con minor passaggio di persone, ma è stato loro impedito anche di usare qualsivoglia tipo di impianto audio e di microfono”.
“Giudichiamo tali decisioni ‘di sicurezza’ gravemente discriminatorie! - si legge - Ancora una volta i palestinesi non hanno voce e non possono portare il punto di vista di un popolo da decenni violentemente invaso, oppresso e quotidianamente vessato. Non ci sembra che queste pratiche antidemocratiche, possano aiutare i processi di verità e di pace. Siamo con le vittime dei massacri, contro ogni violenza anche solo rivolta ad una bandiera, ma siamo anche al fianco delle vittime dell’ingiustizia e della mancanza di verità quotidiana che scontiamo nella nostra informazione”.
Dall’inizio dell’operazione di Hamas e dalla controffensiva israeliana sono state migliaia le manifestazioni in tutto il mondo per chiedere il riconoscimento dello Stato di Palestina, il cessate il fuoco immediato e l’apertura di corridoi umanitari. Anche in Italia decine di città si sono mobilitate. Quanto avvenuto a Pordenone, però, fa sospettare che la censura della solidarietà al popolo palestinese - già attuata in Gran Bretagna, Francia e Germania, in cui sono proibite le manifestazioni pro-Palestina o l’uso della bandiera palestinese (Berlino) - stia a poco a poco prendendo piede anche in Italia.
È da chiedersi perché si sia stata spostata la manifestazione e, ancora di più, perché sia stato vietato l’utilizzo dell’amplificazione, in barba all’art. 21 della Costituzione e all’art. 11 della Carta diritti fondamentali dell’Ue che sanciscono: “Ogni persona ha diritto alla libertà di espressione. Tale diritto include la libertà di opinione e la libertà di ricevere o di comunicare informazioni o idee senza che vi possa essere ingerenza da parte delle autorità pubbliche e senza limiti di frontiera”.
Foto © ACFB
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