In centinaia scesi in strada contro gli accordi sull’immigrazione stipulati con i Paesi nordafricani
Sono oltre 200 le persone che ieri pomeriggio hanno manifestato in Via Emerico Amari a Palermo contro la conferenza che si è svolta nell'aula bunker dell'Ucciardone per i venti anni dalla Carta di Palermo sul crimine transnazionale.
Decine le sigle che hanno promosso e aderito alla mobilitazione, dal mondo laico a quello religioso. "I criminali organizzati siete voi" hanno scritto in un lenzuolo.
Nel mirino dei manifestanti i nuovi decreti e accordi internazionali approvati e discussi dal nostro governo per "contrastare l'immigrazione clandestina" - come sostenuto da Palazzo Chigi - che, ribadiscono con forza i manifestanti, "serviranno solo a produrre nuove violazione dei diritti, la militarizzazione dei territori e la segregazione delle persone migranti". I ministri Piantedosi e Nordio hanno incontrato nell’aula bunker di Palermo le delegazioni di 34 paesi per un incontro su “La Convenzione di Palermo e i suoi protocolli sulla tratta di persone e sul traffico di migranti: strumenti giuridici e operativi per affrontare le attività criminose nel contesto del Mediterraneo”. Il tutto nel nome di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, icone indiscusse della lotta alla criminalità organizzata.
"Manifestiamo perché nel nome di Giovanni Falcone non si possono firmare accordi come quelli stipulati con il governo libico - ha detto Alessandra Sciurba di Mediterranea Saving Human -. Nel nome dell'Antimafia non si possono violare diritti umani". "Siamo stanchi di assistere a governi che strumentalizzano il fenomeno delle migrazioni, costruendo 'ad hoc' emergenze e società di odi basate su confini, quando tutto potrebbe essere governato in modo già ragionevole e meno costoso".
Tanti gli afrodiscendenti presenti in piazza per rivendicare i propri diritti autodeterminandosi. Molti di loro - quasi tutti - hanno affrontato il viaggio, attraversando prima il deserto del Sahara e poi il Mediterraneo.
"Giorgia Meloni ha detto che gli africani non possono venire in Italia. Noi attraversiamo il mare perché vogliamo la libertà. In Africa non c'è perché gli europei hanno portato le guerre nel nostro continente". A parlare è Trarre Giufara, un giovane della Costa d'Avorio arrivato in Italia un anno e mezzo fa. Anche lui ha attraversato il Mediterraneo ed è arrivato a Lampedusa dove c'era una situazione critica. "Sono venuto in Italia per vivere meglio. Voglio libertà, ma se la Meloni dice che gli africani devono pagare cinquemila euro per entrare in Italia, come possiamo fare noi? Nessuno ha soldi, nessuno. Se lei non vuole che gli africani vengano qui allora deve dire all'Europa di andarsene dall'Africa. Lasciate l'Africa nelle mani degli africani e vedrete che non ce ne andremo da casa", ha sottolineato con forza.
Con questi accordi "per l'ennesima volta ci vogliono prendere in giro", ha detto Diawara Bangiugu, attivista afrodiscendente del Movimento "Right to be". I nuovi accordi tendono a criminalizzare i migranti chiedendo al Legislatore un trattamento sostanzialmente pari a quello riservato per i reati di mafia. "Noi migranti lasciamo i nostri Paesi perché le nostre risorse vengono rubate da loro (l'Occidente, ndr) e i nostri presidenti corrotti da loro. E quando veniamo qui per cercare di costruire un futuro migliore ci trattano da mafiosi? No, i mafiosi sono loro. Mafioso è chi stipula accordi che condannano uomini, donne e bambini alla morte certa e alla tortura".